«Sostegni-ter è un vero freno al 110% anche per i condomini»
Giorgio Penna, nuovo presidente dell'Anaci Brescia, fresco di nomina - è stato eletto lo scorso 20 gennaio - parla con noi di Superbonus 110% e condomini: per le strutture condominiali è materia piuttosto complessa. Ma prima premette gli obiettivi del suo mandato. «Il mio programma è basato su alcuni punti che ho voluto condividere con gli associati. In primis, proseguendo sulla strada intrapresa dai miei predecessori, migliorare ancor più la qualità del servizio reso ai condòmini, anche tramite il lavoro del nostro centro studi. Ho proposto che tutti gli associati abbiano la qualifica Tuv, una certificazione di qualità, riconosciuta a livello europeo. In buona parte la possiedono, ma non tutti». Il «valutatore immobiliare».
Penna prosegue: «Obiettivo è anche arrivare alla qualifica di valutatore immobiliare, in modo che l'amministratore sia in grado di approfondire anche gli aspetti del mercato immobiliare e indicare meglio ai condòmini come mantenere nel tempo il valore del loro condominio».
Presidente, per i condomini la scadenza del superbonus al 110% è il 2023. Poi per il 2024 e il 2025 ci sarà un décalage.
«La scadenza generale è il 2025. Ovvero, il 110% è prorogato fino al 31 dicembre 2023, per il 2024 e il 2025 la percentuale scende rispettivamente al 70% e al 65%. Per le zone colpite da sisma la proroga del 110% è al 2025. Inizialmente i lavori trainati, ovvero quelli collaterali ai trainanti, i principali, non erano stati oggetto di ampliamento temporale e pareva dovessero scadere nel 2022. Poi la norma è stata corretta e anche per i trainati l'agevolazione sarà fino al 2023».
Ritenete sufficiente la proroga del 110% al 2023?
«No, non la riteniamo sufficiente. La tensione del mercato infatti non verrà meno anche in questi due - tre anni. I bonus dovrebbero arrivare fino al 2030 ed essere resi strutturali, come lo è il bonus per le ristrutturazioni edilizie».
Nel nuovo decreto Sostegni ter è stato inserito un nuovo paletto per la cessione del credito. Sarà permesso cedere il credito una sola volta.
«La norma è molto penalizzante e in particolar modo nel caso dei condomini. Potrebbe impedire di portare avanti la riqualificazione, perché non tutti i condòmini hanno la disponibilità finanziaria per anticipare le risorse. La cessione del credito viene fatta dal singolo condòmino tramite l'amministratore di condominio che fa da collettore e a seguire incarica un professionista. Il general contractor, l'appaltatore, difficilmente può assorbire tutto il credito e quindi a sua volta lo deve cedere. E con la cessione, secondo la norma, si può procedere una sola volta».
Sul fronte dell'accesso al credito come è la situazione?
«L'accesso al credito è una delle difficoltà. Come amministratori condominiali abbiamo chiuso accordi con gli istituti di credito - opzione che si potrebbe seguire qualora l'appaltatore non possa fare lo sconto in fattura - e giustamente le banche fanno le loro verifiche. Valutano la solvibilità dell'appaltatore e dei condòmini, e spesso chiedono che vi sia l'unanimità. Certamente le dinamiche dell'accesso al credito sono complesse. E' importante perciò che gli amministratori di condominio siano formati perché si trovano a gestire materie complicate».
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