Smart working: arrivano le norme del contratto pubblico e privato
Si va verso la stretta sull’introduzione del lavoro agile sia nel settore privato che in quello pubblico una volta esaurita la fase emergenziale. Oggi è previsto un incontro tra Aran e sindacati per il contratto che introdurrà lo smart working nelle Funzioni centrali (ministero, agenzie fiscali e enti pubblici non economici) che farà da apripista per gli altri contratti del pubblico impiego mentre domani, martedì 7 è fissata una riunione telematica tra il ministro del Lavoro, Andrea Orlando e le parti sociali per varare il protocollo sullo smart nel privato.
Per i privati
Per il lavoro agile nel privato al termine dell’emergenza - secondo quanto si legge nella bozza che sarà discussa martedì - ci vorrà un accordo individuale scritto che chiarisca la durata dell’accordo, l’alternanza tra i periodi di lavoro all’interno e all’esterno dei locali aziendali ma anche quali saranno gli strumenti di lavoro, il potere direttivo del datore di lavoro e i tempi di riposo del lavoratore.
I nodi
Restano da chiarire ancora alcuni aspetti sulla disconnessione e sui buoni pasto. Nel testo infatti si sottolinea che il lavoratore agile ha diritto «allo stesso trattamento economico e normativo complessivamente applicato, anche con riferimento ai premi di risultato» ma il tema dei buoni pasto sarà affrontato nei contratti o nelle singole aziende (che succede se l’azienda non ha buoni ma la mensa?). Il protocollo per il privato si affianca alle linee guida già approvate per il settore pubblico in attesa degli accordi per i contratti. Il primo dovrebbe essere già la prossima settimana quello per le Funzioni centrali. Se quindi a fine dicembre lo stato di emergenza per fronteggiare la pandemia non sarà rinnovato da gennaio nel settore privato sarà questo protocollo la base per le decisioni sul lavoro agile in attesa dei contratti collettivi anche se molte imprese si sono già mosse con oltre 200 accordi aziendali già firmati per disciplinare questa modalità.
Stessi diritti
Il lavoratore smart avrà gli stessi diritti economici e normativi di quelli che lavorano nei locali aziendali ma non avrà vincoli di orario. «La giornata lavorativa svolta in modalità agile - si legge - si caratterizza per l’assenza di un preciso orario di lavoro e per l’autonomia nello svolgimento della prestazione nell’ambito degli obiettivi prefissati», ma dovrà essere individuata una fascia di disconnessione. Anche sugli strumenti di lavoro deciderà l’accordo individuale anche se «di norma» saranno forniti dal datore di lavoro. La bozza comunque sottolinea che si può concordare l’utilizzo della strumentazione del lavoratore e che possono essere previste «eventuali forme di indennizzo per le spese». L’adesione al lavoro agile è su base volontaria (a differenza di quanto accaduto con la pandemia) e «l’eventuale rifiuto del lavoratore non integra gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, né rileva sul piano disciplinare». Non esiste un diritto al lavoro agile per il lavoratore ma «compatibilmente con l’organizzazione aziendale, al lavoro agile possono accedere previo accordo individuale i lavoratori inseriti nelle aree organizzative in cui lo stesso viene utilizzato».
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