Silmar Group investe i maxi utili degli ultimi tre anni in sostenibilità
La tabella che sintetizza i risultati di bilancio della Silmar Group, holding che fa capo alla famiglia Niboli, ribadisce il significativo piano di sviluppo sostenuto dalla società valsabbina negli ultimi tre anni. Il gruppo conta 3.565 addetti, oltre il 60% dei quali impiegati negli stabilimenti italiani, vanta un volume d’affari di oltre 1 miliardo e 415 milioni di euro (valore aggregato) e si conferma tra i cinque più grandi rappresentanti del made in Brescia nel mondo.
«Siamo una realtà diversificata e fortemente sinergica, che opera sul mercato globale con trenta siti produttivi in oltre cento mercati - puntualizza una nota -. Le aziende del gruppo sono leader nei settori del riscaldamento con Fondital, delle leghe di alluminio da riciclo con Raffmetal, dell’impiantistica idrotermosanitaria e del riciclo dei materiali plastici con Valsir e le sue consociate e partecipate in Italia e all’estero, e nei settori della protezione passiva al fuoco e della galvanoplastica con Marvon».
Oltre a questa sorta di autocertificazione vi sono però due voci che a nostro parere attestano più di altre le ambizioni di Silmar, risultando come una sorta di fideiussione sul suo futuro: riguardano gli utili realizzati dal gruppo nel triennio 2021-2023, per un valore complessivo di 279,7 milioni di euro, e la somma degli investimenti sostenuti nel medesimo periodo, pari a 286,89 milioni.
Il punto
La famiglia Niboli si è posta l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e contestualmente ha focalizzato il suo piano industriale su iniziative «volte a migliorare continuamente la sostenibilità ambientale, energetica e produttiva». Ecco perché la relazione tra gli utili netti registrati negli ultimi tre anni (in media pari al 6,5% del fatturato) e il pacchetto di investimenti sostenuto nello stesso triennio (in media intorno al 7% del monte ricavi) con l’autofinanziamento (a tal proposito basta vedere il valore dell’Ebitda), a nostro parere va interpretata come una prova di forza del gruppo bresciano per mantenere una posizione di rilievo sui mercati internazionali.
Non a caso, continua la nota diffusa ieri dalla Silmar: «Tutte le aziende del gruppo condividono un percorso strutturato di sostenibilità che ha permesso di anticipare le direttive europee e rispondere efficacemente alle esigenze degli stakeholder in termini di criteri Esg». In quest’ottica, per di più: «La capacità di adattamento e l’acquisizione di nuove competenze diventano fondamentali - concordano dalla società - e per questo motivo le aziende del gruppo riconoscono l’importanza cruciale della formazione continua del personale».
Il nuovo Cda
Non solo, in un contesto economico in costante evoluzione, nel quartier generale di Vestone «si è provveduto anche al rinnovo del Consiglio di amministrazione di Silmar Group, confermando tutti i componenti della famiglia Niboli e rafforzandone ulteriormente la continuità e la presenza operative in tutte le aziende del gruppo». Andrea Niboli resta al vertice della holding di famiglia, nella veste di presidente, così come delle controllate Valsir, Oli, Marvon e Alba. Il fratello Orlando, invece, è stato confermato presidente della Fondital, ma lascia il suo posto alla guida della Raffmetal alla sorella Roberta.
I lavori. Nel frattempo, giusto per dare riscontro degli investimenti messi a terra dal gruppo, la Fondital (208,87 milioni di ricavi e 892 dipendenti) ha concluso la riconversione del processo produttivo dei radiatori, che ora presenta oltre dieci lavorazioni, tutte svolte all’interno di uno stabilimento. «Fondital - scrivono inoltre dall’azienda - si conferma un partner strategico per i principali produttori Automotive della fascia premium, i quali dimostrano un crescente interesse verso i getti strutturali di alluminio di alta qualità e bassa carbon footprint. Nel corso dell’anno infatti proseguirà il consolidamento delle importanti commesse siglate con le maggiori case automobilistiche europee, le quali hanno permesso a Fondital di conseguire nel 2023 un fatturato di circa 13 milioni di euro, con proiezioni di crescita fino a 18 milioni di euro nel 2024 e a 33 milioni di euro nel 2025».
Se in Fondital un altro investimento significativo ha riguardato l’installazione di un impianto fotovoltaico a tetto di 7 MWp, in grado di coprire il 65% dei consumi elettrici totali, in Raffmetal (691,82 milioni di fatturato e 433 addetti) la famiglia Niboli ha rilanciato con un altro impianto fotovoltaico a tetto per una potenza pari a 10 MWm, che sommatti all’impianto di recupero calore installato nel 2013 e a una turbina a vapore a totale recupero energetico (2024, 6 Mw/h di potenza), arriveranno a coprire il 40% del fabbisogno energetico totale di energia elettrica e alla riduzione del 30% del consumo di metano. «L’azienda - aggiungono da Odolo - monitora in modo proattivo il settore automotive, che rappresenta attualmente il 50% della domanda di leghe Raffmetal, ritenendo fondamentale che il passaggio dal motore endotermico a quello elettrico possa avvenire nei prossimi anni solo una volta che tutta la filiera produttiva necessaria venga assicurata all’interno dei confini europei».
Inevitabilmente, nella strategia di Silmar è stato preso in considerazione anche lo sviluppo di Valsir (221,266 milioni di fatturato e 633 lavoratori). «Il 2023 ha registrato un rafforzamento della posizione di Valsir negli oltre 100 mercati in cui è attiva - assicurano da Vobarno -, nonostante la delicata situazione dei principali paesi dell’Eurozona sia tuttora dominata da incertezza ed attendismo». Tant’è che nel 2023 sono stati investiti 30 milioni in riqualificazioni industriali, digitalizzazione, efficientamento e transizione energetica.
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