Economia

Scusi, accetta i pagamenti in Bitcoin?

La moneta virtuale si può utilizzare per transazioni economiche vere e proprie: i bresciani che ci provano sono su coinbase.org
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«Bit-che?». Il commercialista sgrana gli occhi. Di numeri e conti sa praticamente tutto, ma di pagamenti in bitcoin non ha ancora sentito parlare. Segno che l’utilizzo della moneta virtuale nel Bresciano, come nel resto d’Italia, è ancora per lo più un’eccezione. Ma non per tutti: c’è anche chi li adopera con una certa disinvoltura. Sono gli «smanettoni» di casa nostra, informatici e appassionati di web e nuove tecnologie. Ma si trovano in cattiva compagnia, quella dei criminali informatici.

Moneta digitale, nata e cresciuta (a dismisura) su internet, il Bitcoin è protagonista di un sali e scendi finanziario da capogiro: «A crearli - spiega Dario Pagnoni, esperto di comunicazione digitale - sono potenti calcolatori, che li "minano", come oro. Ogni transazione passa per quella che è chiamata "blockchain", catena che ne verifica la correttezza». La valuta è sì virtuale, ma i suoi effetti sconfinano anche nel «reale», ammesso che una distinzione esista. Su piattaforme apposite si crea il proprio «portafoglio digitale» che converte moneta corrente in bitcoin. Che si può usare per scopi diversi: il più diffuso è l’investimento: oggi un singolo bitcoin vale oltre 5.800 euro.

Si possono usare poi per transazioni economiche vere e proprie, più o meno come una carta prepagata. L’idea, nella nostra provincia, qualcuno sta già cercando di metterla in pratica: alcuni professionisti (ci sono società di consulenza informatica, ma persino studi legali, un osteopata e una piadineria) fanno parte del drappello di bresciani presenti sull’elenco del sito coinbase.org, che registra le attività che accettano il pagamento delle proprie prestazioni in bitcoin.

Per chi vuol fare le cose in regola la questione però non è semplice: come pagare le tasse sui bitcoin? Come dichiarare guadagni in bitcoin? La legge non si è ancora espressa e banche e governi, per ora, stanno a guardare. Da qui la difficoltà di chi invece studia le monete virtuali (Bitcoin, ma anche Ethereum) con crescente curiosità.

Diego Ferri di Looptribe, azienda di innovazione e sviluppo, spiega: «L’Italia è il solito fanalino di coda nel campo della digitalizzazione, ma l’interesse c’è: noi abbiamo creato un portale per micro transazioni in bitcoin ma la mancanza di chiarezza normativa ci ha convinti a chiuderlo. Sul tema, ora, ci occupiamo soprattutto di consulenze».

La «zona grigia» diventa invece nera nel mondo dei cybercriminali, che contano sull’anonimato (quasi inscalfibile, anche se non del tutto) garantito dai bitcoin: estorsioni informatiche e acquisti di sostanze illegali, soprattutto (eclatante il caso del sito Silk road, chiuso dall’Fbi con tanto di ergastolo per il suo ideatore, Ross Ulbricht). «Lo scorso anno - spiega l’ispettore della Polizia Postale, Davide Costa - abbiamo avuto 44 denunce di aziende bresciane vittime di "ransomware", virus che si installa nel computer bloccandolo e chiedendo il pagamento di una somma in bitcoin». Numeri al ribasso, secondo gli investigatori, rispetto alla reale diffusione del ransomware: «Tante aziende - aggiunge Costa - non denunciano per non apparire vulnerabili. Nella maggior parte dei casi pagano ma i computer non vengono sbloccati. A quel punto si rivolgono a noi. Invitiamo invece - conclude - a mettere in atto tutti i sistemi di protezione informatica e a non pagare in caso di intrusione ma a denunciare gli episodi».

Di Bitcoin si parlerà giovedì 16 novembre alle 9.30 all’interno di Pane, Web e Salame, evento in programma al Mo.Ca. di Brescia. Si affronterà in modo divulgativo il tema dei Bitcoin e delle cripto valute, noti ai più per acquisti illeciti in internet, ma oggi strumenti sempre più diffusi.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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