Salta il rinnovo del contratto dell'edilizia bresciana: scontro tra sindacati e Ance
Un anno di trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo provinciale dell’edilizia bresciana andato inspiegabilmente in fumo. A poche ore dall’interruzione del confronto tra Ance – la parte datoriale - e i sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, la delusione per il mancato raggiungimento dell’importante accordo si sta sfogando in precisazioni e accuse tra le organizzazioni.
Al centro del contendere, nodo che non si è riusciti a sciogliere, la modalità di pagamento di 200 euro «una tantum», che Ance avrebbe voluto dare ai lavoratori sotto forma di servizi welfare, mentre Fillea Cgil e Feneal Uil chiedevano che a decidere la modalità di pagamento, quindi se in servizi welfare o in soldi, fossero i lavoratori.
Botta e risposta
Ad aprire un dibattito ormai rovente è stata Ance Brescia con il presidente Massimo Angelo Deldossi e il vicepresidente Fabio Rizzinelli, che hanno spiegato come il motivo della rottura sia da addebitare ai sindacati, protagonisti del «rifiuto dell’introduzione del welfare quando tutti i settori ne vantano l’applicazione come conquista». Sempre per Ance, «il mancato rinnovo significherà per i lavoratori una perdita di 680 euro l’anno».
La risposta sindacale è arrivata immediata a due voci: da una parte Cgil e Uil, le protagoniste del rifiuto, e dall’altra la Cisl, che ha provato a fare sintesi senza riuscirci. Per i segretari Ibrahima Niane e Raffaele Merigo «a far saltare la trattativa è stata la posizione strumentale di Ance» che nasconderebbe «l’intenzione di sottrarsi al rinnovo».
«Un rinnovo – per Niane e Merigo – che avrebbe dovuto essere perfezionato circa tre anni fa, dopo la scadenza di febbraio 2020, ma che per il ritardo di Ance ha fatto mancare nelle tasche dei lavoratori un integrativo territoriale complessivo di almeno un migliaio di euro, considerato che l’elemento variabile della retribuzione è di 36 euro circa al mese al primo livello. Tutto, in un momento in cui il settore ha registrato un’espansione storica dai 159 milioni di massa salari del 2020 ai 237 milioni del 2022, con gli operi passati da 19.328 a 25.929 e le imprese da 2.874 a 3.422. Il pagamento in welfare o in soldi - hanno concluso -va deciso dai lavoratori».
Il tentativo mediatore di Filca Cisl avrebbe voluto spostare l’oggetto del contendere dalla modalità di pagamento alle persone. «Volevamo che i 200 euro fossero erogati indipendentemente dalla forma – spiega la segretaria Sara Piazza – lasciando la scelta ai destinatari. La trattativa era enormemente più complessa. E’ illogico e fuori luogo che Ance si sia concentrata alla fine su un singolo paragrafo».
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