Salò, da Arcangeli mezzo secolo di motoscafi Riva sul Garda
A Salò ci sono tre porti: uno pubblico della Sirena, due privati di Canottieri Garda e Arcangeli. Quest’ultimo potrebbe essere il porto di Monaco di Baviera con il 98% delle barche con bandiera tedesca. Dal cantiere di Alberto Arcangeli sono passati i motoscafi di numerose celebrità internazionali.
Qualche nome? «La riservatezza me lo impedisce» spiega il titolare dell’omonimo impianto di Salò che quest’anno compie mezzo secolo e incassa un primato: primo rimessaggio al mondo per numero di soli motoscafi Riva «e qui - aggiunge Arcangeli - non ci sono storie, perché ogni scafo che esce dal cantiere di Sarnico è immatricolato: oggi ospitiamo più di duecento barche» in un censimento della Riva Historical Society che ne conta 2.300 in quaranta nazioni. Niente nomi davvero? «Solo uno: Nicolae Ceausescu che aveva tre motoscafi rilevati da Carlo Riva. Uno l’abbiamo intermediato noi dopo la morte del dittatore rumeno nel 1989 durante il pogrom popolare ed uno è stato acquisito dall’ex pilota Ferrari Eddie Irvine», racconta Arcangeli.
La storia. Il cantiere di Salò era stato voluto nel 1961 da Giuseppe Pasini, imprenditore milanese, importatore in Italia dei motori statunitensi Mercury, passando nel 1971 - prima in gestione rilevandolo nel 1984 - alla famiglia Arcangeli, che nella storia della cantieristica da diporto occupa un posto di rilievo: Giuliano Arcangeli, padre di Alberto, aveva iniziato la sua esperienza in Svizzera sul lago di Zurigo nei Cantieri Pedrazzini (tuttora attivi) dove ebbe la possibilità di allargare le sue conoscenze sulle barche in legno. Alla fine degli anni ’50 Giuliano Arcangeli, rientrato sul Lago d’Iseo, inizia una propria produzione di motoscafi in legno che proseguirà fino alla fine degli anni Sessanta. Barche cui un collezionista olandese ha dedicato un sito (www.arcangeli-boats.com) definendole «Bentley delle barche italiane in legno». E come le auto storiche i motoscafi Riva si rivalutano: così c’è chi li compera, non li usa e li rivende dopo anni. «Mio padre - racconta il figlio Alberto - scelse quindi il lago di Garda con un’esperienza inizialmente di tre anni a Moniga, prima di arrivare a Salò, specializzandoci nell’assistenza ai soli scafi di Riva», che non vuol dire solo alare e ricoverare le barche, manovra che, visto il costo di una barca (da 50mila a 700mila euro), richiede saper fare: nel tempo il cantiere si è specializzato nella manutenzione e nel restauro dei Riva che entrano segnati dall’età ed escono nuovi, grazie a recuperi rispettosi di storia e contenuti di ogni imbarcazione alle cui origini c’è il design dell’architetto Giorgio Barilani.
Un lavoro di falegnameria e meccanica per restituire potenza ai motori (da 170 a 350 CV Chrysler, GM o Chris Craft), con conoscenza di vernici, intarsi e sellerie come fosse una macchina della 1000 Miglia che sabato transiterà davanti al cantiere incrociando due miti.
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