Economia

Sachs: «C’è una crisi morale più che finanziaria o economica»

Nella lezione in occasione della laurea honoris causa, invito ad avere una visione globale dello sviluppo
La cerimonia. Jeffrey D. Sachs col rettore dell’Università degli Studi di Brescia, Maurizio Tira
La cerimonia. Jeffrey D. Sachs col rettore dell’Università degli Studi di Brescia, Maurizio Tira
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C’è un mondo che può essere migliorato, rispetto al migliore dei mondi possibili di cui era convinto Voltaire e nel quale provvisoriamente ci troviamo? Certo, ma tocca prima di tutti alla società dell’opulenza farsi parte dei problemi del clima (e della povertà); perché, come ha ricordato Papa Francesco nell’Enciclica «Laudato si’», un documento per lo spirito e non per la tecnica, scritto non solamente per i Cristiani, «il clima è un bene comune, di tutti e per tutti». Per quell’Enciclica, il Santo Padre si è avvalso delle conoscenze e delle esperienze anche di Jeffrey D.

Sachs, studioso americano che a 28 anni già insegnava ad Harvard, dove rimarrà vent’anni anni prima di diventare senior advisor delle Nazioni Unite, al quale al Teatro Grande il rettore dell’Università di Brescia, Maurizio Tira, ha conferito la laurea magistrale honoris causa in management con indirizzo in «Green economy and sustainability», conferimento che ha preceduto una lezione nella quale il docente statunitense (anche autore di bestseller ed editorialista di pregio) ha ricordato che «siamo di fronte ad una crisi morale più che a una crisi finanziaria o economica» invitando così «ad avere una visione globale del processo di sviluppo. Non è infatti sufficiente godere di un aumento del reddito se è distribuito in modo diseguale, e non è assolutamente sufficiente avere industrializzazione e sviluppo economico se questi distruggono l’ambiente».

Sul palco. I rappresentanti della Statale
Sul palco. I rappresentanti della Statale

L’Agenda 2030. Nel 2015, con l’Agenda 2030 e l’individuazione dei diciassette Sustainable development goals, il pianeta aveva posto questi obiettivi di sviluppo sostenibile al centro della cooperazione economica globale. Ma non tutti i Paesi li hanno fatti loro. Critico con l’Amministrazione Trump, critico con quella parte delle imprese statunitensi che condizionano con il loro business la politica, il prof. Jeffrey D. Sachs ha riconosciuto come l’economia di mercato da sola riesca a promuovere sufficientemente lo sviluppo economico ed a creare le condizioni per generare utili, ed è allo stesso tempo in grado dare vita a diverse attività tra persone; quello stesso modello non riesce tuttavia a creare uguaglianza, giustizia o a garantire la sostenibilità ambientale. Valori universali. Insomma: riconoscimento della proprietà privata, ma all’interno di un reale contesto etico, nel quale ci siano valori universali ed accettabili.

La cerimonia nel Massimo cittadino è andata oltre il conferimento della laurea all’economista americano (accolto dal Chorus Universitatis Brixiae e presentato dalla laudatio del prof. Raffaele Miniaci, ordinario di Economia politica al Dipartimento di Economia e Management): è servita a consolidare «la correlazione tra il tema della ricerca, della cultura e il paesaggio, a dire che solo la crescita culturale potrà contribuire alla maturazione di una coscienza che - ha ricordato il rettore Maurizio Tira - sia attenta alla tutela». E poiché queste parole giungono dall’Università e passeranno attraverso gli studenti, la ricaduta positiva sul sistema economico sarà inevitabile.

Colpo d’occhio. Il Teatro Grande durante la lectio doctoralis del prof. Sachs // FOTOSERVIZIO REPORTER FAVRETTO
Colpo d’occhio. Il Teatro Grande durante la lectio doctoralis del prof. Sachs // FOTOSERVIZIO REPORTER FAVRETTO

Lo sviluppo sostenibile richiederà peraltro una combinazione di fattori che comprendano inclusione sociale, sostenibilità ambientale e buona governance: ma per fare questo serviranno la riduzione del consumo di carburanti fossili, occorreranno uguaglianza di genere, salute e formazione scolastica, infrastrutture che consentano a tutti di vivere e crescere. Ricetta che collide con la quantità di miliardi di dollari che sono nei conti di 2500 soggetti che, da soli, potrebbero azzerare la povertà. Cosa fa l’Università. In questo mosaico di problemi di non semplice soluzione, Brescia con la sua Università cerca di mettere ordine e aggiungere qualche tessera, non ultima quella di creare tecnici che abbiano studiato i problemi della sostenibilità (almeno locale) e li sappiano risolvere. «Qui - ha ricordato il rettore della Statale - sta il senso del nostro impegno come Università nei confronti dello sviluppo sostenibile: far crescere la cultura per educare le coscienze ed orientare le azioni».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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