Sabaf, nel nuovo piano industriale 230 milioni di investimenti
Sabaf viaggia con il vento in poppa e con il nuovo piano industriale punta ad orizzonti ancora più lontani, mettendo sul piatto 230 milioni di investimenti. Obiettivo dichiarato: la crescita, anche con possibili acquisizioni.
I numeri del 2017 consentono alla società bresciana (tra i primi produttori di componenti per cucine e apparecchi domestici per la cottura a gas) di guardare al prossimo quinquenno con fiducia. Nell’ultimo esercizio il gruppo di Ospitaletto (800 dipendenti) ha realizzato ricavi per 150,2 milioni, in crescita del 14,7% sui 131 milioni del 2016.
L’aumento delle vendite è accompagnato da un miglioramento più che proporzionale della redditività: l’Ebitda è di 31 milioni, pari al 20,6% del fatturato, rispetto ai 25,4 (19,4% delle vendite) del 2016; mentre l’Ebit raggiunge i 18,1 milioni, contro i 12,5 milioni dell’anno precedente.
Il 2017 di Sabaf si chiude con un risultato netto di 14,8 milioni, in crescita addirittura del 64,9% sui 9 milioni realizzati nei dodici mesi precedenti. «Siamo decisamente soddisfatti - commenta il ceo Pietro Iotti -. Il 2017 è stato un ottimo anno, tra i migliori che l’azienda abbia vissuto, e ci ha concesso di crescere e di espanderci significativamente».
Nel mondo. Oggi l’Italia pesa per il 25% del fatturato del gruppo, mentre il resto è realizzato oltre confine. Durante il Consiglio di amministrazione è stato proposta agli azionisti di Sabaf la distribuzione di un dividendo ordinario lordo di 0,55 euro per azione (0,48 nel 2017), con cedola al 28 maggio e data di pagamento al 30 maggio. Inoltre, il cda ha deliberato anche di proporre all’assemblea degli azionisti l’approvazione di un piano di stock grants a favore di amministratori e dipendenti chiave della società e delle controllate.
Il nuovo piano. Ambizioso il piano industriale 2018-2020 che verrà illustrato i prossimi 27 e 28 marzo nell’ambito della Star Conference di Milano. Complessivamente, definisce un obiettivo di ricavi compresi tra i 250 e i 300 milioni di euro, accompagnati da una redditività lorda superiore al 20%: nel quinquennio sono previsti investimenti totali fino a 230 milioni e la distribuzione di dividendi tra i 30 e i 40. La crescita sarà finanziata dal cash flow generato dall’attività operativa e da un maggiore ricorso all’indebitamento finanziario, ma mantenendo un rapporto normalizzato posizione finanziaria-Ebitda non inferiore a 2.
Due le linee strategiche. Da un lato, lo sviluppo organico (l’obiettivo di crescita annua delle vendite è tra il 4% e il 6%), sostenuto dal rafforzamento delle relazioni tecniche e commerciali con alcuni dei maggiori player globali, la customizzazione e l’innovazione di prodotto nonché da possibili nuove unità produttive in Nord America («Stiamo consolidando contratti a lungo termine con volumi importanti e se le cose andranno a buon fine gli investimenti produttivi saranno doverosi», commenta Iotti) e in India, mercato «tutto da esplorare» ma con grandi potenzialità. Dall’altro lato, Sabaf prevede lo sviluppo per linee esterne, con la valutazione di nuove acquisizioni. «C’è già qualche azienda su cui abbiamo buttato l’occhio» ammette il ceo di Sabaf, che non si sbottona ma conferma: da novembre è attivo un team di lavoro focalizzato sull’analisi delle aziende, che dovranno essere «sane, con una buona redditività e non diluitive di quella di Sabaf».
Tra i settori di investimento: cottura professionale, componentistica (anche elettronica) per elettrodomestici e componentistica per riscaldamento domestico. L’obiettivo è generare ricavi addizionali tra 70 e 100 milioni alla fine del quinquennio.
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