Economia

Roncadelle Operations (ex Invatec), la siringa monouso non si vende: licenziate 39 operaie

A darne notizia è una nota firmata dai sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil di Brescia
La sede della Invatec Medtronic - © www.giornaledibrescia.it
La sede della Invatec Medtronic - © www.giornaledibrescia.it
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«La siringa monouso ad ago retrattile che avrebbe dovuto portare alla rinascita del sito ex Invatec/Medtronic», non ha avuto il successo sperato. Ed il grande progetto di reindustrializzazione, avviato con la costituzione della newco «Roncadelle Operations srl», naufraga miseramente, portando all’apertura della procedura di licenziamento collettivo per 39 dipendenti (tutte donne) sui 72 impiegati nello stabilimento. A darne notizia è una nota firmata dai sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil di Brescia.

«Sono passati più di cinque anni e mezzo da quando la multinazionale americana Medtronic aveva annunciato la chiusura ed il licenziamento di 330 persone - spiegano i sindacati -. In questi anni siamo andati avanti nella speranza di un nuovo progetto industriale e accompagnando le persone con mobilità volontarie. Le lavoratrici hanno attraverso momenti di sofferenza, sia economicamente, sia moralmente: l’incertezza del futuro, le casse integrazioni. Nei prossimi giorni, scaduta la solidarietà, si procederà al licenziamento di 39 donne, manodopera femminile di una certa età, la cui ricollocazione si presenta complicata».

Il gruppo svizzero

E dire che le premesse c’erano tutte. Il gruppo svizzero Bci - Business Creation Investments aveva messo sul piatto circa 60 milioni di euro. Nel febbraio del 2021 la Roncadelle Operation srl aveva acquisito per trasferimento del ramo d’azienda tutto il personale rimasto (201 dipendenti); aveva acquistato il capannone, nuovi macchinari ad automazione spinta, aveva installato una camera bianca con ambiente ad atmosfera controllata. Ma l’investimento non è servito a nulla: gli ordini delle siringhe ad ago retrattile non sono arrivati.

In questi anni il progetto ha subìto fermi, cambi di programma e di brevetto (da Retrago a Safer), rallentamenti nel periodo Covid, mancanza di materie prime e modifiche del piano industriale. «In questi anni abbiamo utilizzato gli ammortizzatori sociali per affrontare questa situazione: prima la Cassa integrazione straordinaria per reindustrializzazione e dal luglio 2022 contratto di solidarietà per 18 mesi - spiegano ancora i sindacati -. Erano 130 gli esuberi dichiarati allora. In 18 mesi abbiamo gestito l’impatto sociale, con misure a sostegno quali mobilità volontaria incentivata e politiche di outplacemet. Tutte le uscite del personale avvenute fino ad oggi sono state volontarie. Tutte le persone che hanno trovato altre occupazioni lo hanno trovato individualmente o con canali diversi».

Le politiche di incentivo all’esodo hanno accompagnato volontariamente i dipendenti fino allo scorso 31 dicembre. Ora, finita la solidarietà, a fronte dell’assenza o scarsità di ordini l’azienda ha dichiarato la riduzione del personale. Il licenziamento è scattato per 26 operaie, in pratica quasi tutto il personale delle linee produttive, per 5 «group leader» e per 8 addetti al controllo della qualità. Nel sito di Roncadelle ne restano solo 33, distribuiti tra i reparti di Ricerca e sviluppo, alcuni impiegati, i disegnatori e gli addetti al marketing.

Le assemblee in questi giorni denunciano rabbia, sofferenza e preoccupazione. «Ci avevamo sperato -concludono i sindacati-. Alla fine a pagare sono sempre le lavoratrici. Resta, oltre al fallimento del progetto, la constatazione dell’assenza di una politica industriale sul territorio e, soprattutto, la difficoltà enorme di ricollocazione della forza lavoro femminile».

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