Economia

I bresciani ricchi sono in calo e hanno cambiato residenza: le mappe

Stando alle dichiarazioni dei redditi del 2024, sono 7.611 i contribuenti con reddito medio di 228.906 euro, in calo rispetto al 2019: 776 si sono trasferiti in città
Cambia anche la geografia della distribuzione dei redditi dei bresciani
Cambia anche la geografia della distribuzione dei redditi dei bresciani
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In provincia si contano 7.611 dichiarazioni dei redditi con un valore medio dell’imponibile pari a 228.907 euro: se da un lato rappresentano solo lo 0,8% dei contribuenti bresciani, dall’altro lato esprimono il 7,22% della ricchezza prodotta nei nostri 205 Comuni, che nel 2023 ammontava appunto a 24,10 miliardi.

Questi numeri, nel complesso, si discostano poco dalla fotografia scattata sempre dal Dipartimento delle Finanze, ma nel periodo pre Covid. Allora erano 7.986, lo 0,88% del totale, i contribuenti bresciani inclusi nella fascia di reddito più alta (oltre i 120mila euro) e con un imponibile medio di 222.744 euro, pari all’8,71% dei proventi collettivi, che nel 2019 avevano raggiunto i 20,41 miliardi.

Se analizziamo, però, gli stessi dati con una lente più puntuale si possono riscontrare importanti variazioni accorse nell’ultimo lustro, sia dal punto di vista economico sia da quello sociale.

La rivalutazione

In termini statistici, ad esempio, oggi i «paperoni» bresciani guadagnano molto meno rispetto a cinque anni fa. Sembra un paradosso, ma se al loro reddito medio del 2019, pari a 222.744 euro, applichiamo il coefficiente di rivalutazione monetaria stabilito dall’Istat (1,157), dimostriamo che la loro dichiarazione attualizzata al 2023 riporta un imponibile di 257.715 euro, circa 29mila euro in più rispetto al valore certificato dal Mef nello stesso anno (228.907 euro) per i nostri «big» dei redditi.

Per loro non sarà comunque un problema far quadrare il bilancio familiare, ma per le casse statali e dei Comuni dove questi facoltosi bresciani risiedono inevitabilmente si registrerà una riduzione delle entrate fiscali. Una noia di poco conto per i sindaci e i segretari che devono rispettare il tanto temuto «patto di stabilità e crescita».

E come se non bastasse, il confronto tra le dichiarazioni dei redditi del 2019 e quelle del 2023 mette in evidenza una nuova distribuzione geografica dei contribuenti più benestanti. Con tutte le conseguenze del caso.

La redistribuzione

Ci sono infatti molti municipi della nostra provincia che nel quinquennio in esame hanno perso, o azzerato, il gruppo dei contribuenti più ricchi, ossia che dichiarano almeno 120mila euro l’anno.

Nel 2019, a Bagnolo Mella, vi erano 53 residenti con un reddito medio di 215.952 euro. E nel 2023? Nessuno.

Lo stesso fenomeno si ripete a Bedizzole (si è passati da 59 a 0 paperoni), così come a Botticino (da 94 a 0), a Chiari (da 74 a 0), a Collebeato (da 75 a 0), a Concesio (da 130 a 0), a Erbusco (da 76 a 0), a Lonato (da 127 a 0), a Lumezzane (da 138 a 0), a Manerba (da 73 a 0), a Manerbio (da 65 a 0), a Montichiari (da 101 a 0), a Orzinuovi (da 97 a 0), a Palazzolo (da 109 a 0), a Rodengo Saiano (da 72 a 0), a Rovato (da 91 a 0) e a Salò (da140 a 0).

Abbiamo riportato i casi più eclatanti, che ora necessitano chiaramente di una spiegazione. Con i dati a disposizione, riteniamo che siano essenzialmente due gli elementi a condizionare la distribuzione dei redditi nella nostra provincia: uno di origine monetaria e il secondo di natura sociale.

Nel dettaglio

In primis, abbiamo riscontrato che nei Comuni in cui si è rilevato un drastico calo dei contribuenti con un reddito superiore ai 120mila euro, contestualmente si è registrato un aumento del numero delle dichiarazioni con un imponibile compreso tra i 75mila e i 120mila euro.

In altre parole, a distanza di cinque anni molti dei nostri fatidici «paperoni» guadagnano meno e sono quindi scesi nella classe di reddito inferiore.

Così dimostrano ancora i dati di Bagnolo, che dal 2019 al 2023 ha perso 53 contribuenti «super agiati» e nello stesso periodo ne ha aggiunti 40 (da 99 a 139) nella fascia con un reddito compreso appunto tra i 75mila e 120mila euro. Il medesimo caso si riproduce in modo proporzionale anche a Bedizzole, Leno, Lonato, Manerba, Manerbio, Montichiari, Orzinuovi, Palazzolo, Passirano, Rovato, Villa Carcina e in parte a Salò.

In altri Comuni, invece, si osserva una sorta di «eclisse» dei paperoni. Come nel caso di Lumezzane. E qui si trova giustificazione nel fatto che il Covid ha convinto molti bresciani a cambiare stile di vita e ... residenza fiscale. Il mercato immobiliare, ad esempio, ha registrato un’impennata delle richieste di spazi più ampi e all’aperto, così come di migliori servizi offerti ai residenti.

Motivi per cui, con tutta probabilità, la città di Brescia, dal 2019 al 2023 si è ritrovata con 776 «super contribuenti» in più. Ma lo stesso discorso vale per Darfo (+74), Desenzano (+185), Gardone Vt (+21), Gussago (+71), Iseo (+44), Padenghe (+57), Pisogne (+30) e Sirmione (+48).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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