Riapre la miniera di fluorite a Silius in Sardegna: Brescia è protagonista

C’è lo zampino bresciano nella riapertura della storica miniera di Silius, piccolo centro minerario del Gerrei, a una cinquantina di chilometri da Cagliari, in Sardegna.
Ad aggiudicarsi lo scorso maggio la concessione mineraria (dopo oltre 10 anni di attesa, considerato che il bando risale al 2012) è stata infatti la Mineraria Gerrei, società «veicolo» costituita nel 2018 dall’Ati (associazione temporanea di impresa) che ha visto mettersi insieme il geologo bresciano Umberto Gioia (Sma srl di Castegnato) ed il bergamasco Matteo Maccabelli (della Edilmac srl di Gorle, che di mestiere fa proprio miniere), con il colosso Aruba come soggetto finanziatore.
L’investimento
Sul piatto, Mineraria Gerrei mette ben 44 milioni di euro ed un centinaio di assunzioni, puntando ad un radicale rinnovamento delle infrastrutture e dei processi produttivi attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie estrattive e con un impatto ambientale ridotto al minimo.
«Abbiamo appena iniziato i lavori ed ora ci attendono 18/20 mesi di revamping e la successiva ricostruzione in sotterraneo», spiega Umberto Gioia che parla di 120 chilometri di gallerie e 5 pozzi di estrazione, per una operatività ai blocchi di partenza intorno alla metà del 2025.
Il minerale
Ad essere estratto dalle «interiora» della terra sarda sarà uno dei minerali più quotati del momento, la fluorite, strategica per la transizione energetica ed utilizzata per moltissimi impieghi, dalla produzione di batterie sino a quella dei pannelli fotovoltaici, passando per il vetro, l’elettronica e vari settori hi-tech.
«La previsione di produzione annua conta circa 70mila tonnellate di fluorite al 97,5%», dettaglia Gioia che stima il fabbisogno globale del materiale estratto a Silius in più di 10 milioni di tonnellate annue nel 2030 e oltre i 18 milioni nel 2050. Numeri che ingolosiscono ancora di più se si considera che in Europa l’unica altra miniera attiva si trova in Spagna, e che attualmente il fabbisogno europeo coperto dalla produzione interna è solo del 7%, mentre tutto il resto arriva da Messico, Sud Africa e Cina, con costi enormi e minore qualità.
«Assistiamo ad una vera e propria corsa alla riapertura delle miniere perché attualmente l’offerta è di gran lunga inferiore alla domanda, e nei prossimi anni il fenomeno si accentuerà ancora», prosegue Umberto Gioia che però avverte: chi si immagina i «classici» minatori armati di piccone e carriola si sbaglia. La nuova miniera sarà infatti un esempio di tecnologia 4.0 e sostenibilità: la maggior parte delle operazioni verranno infatti condotte «guidando» dalla superficie mezzi collocati nel sottosuolo, con moderni sensori 3D che vigileranno sulla sicurezza del personale (circa il 10% del totale) in galleria.
Inoltre, grazie all’efficientamento energetico e ad un impianto eolico, buona parte dell’energia utilizzata per l’elettrificazione dei processi sarà autoprodotta, in un perfetto esempio di circolarità. La fluorite, peraltro, non sarà l’unico materiale estratto: dal sito minerario si estrarranno infatti anche la galena (6.800 tonnellate annue circa) e alcune terre rare.
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