Economia

Retribuzioni ferme e basse: se il lavoro c’è ma è «povero»

Oltre l’11% degli occupati in Italia è a rischio indigenza, un dato tra i peggiori in Europa, i più esposti sono soprattutto i giovani
Giovani al lavoro
Giovani al lavoro
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Sembra un’analisi ridondante, ripetitiva, paradossale. Ma è questo il problema più annoso e realmente percepito dai lavoratori italiani: nel nostro Paese cresce l’occupazione, ma di pari passo aumenta il cosiddetto lavoro povero. L’andamento è stato fotografato dai dati raccolti dal rapporto annuale dell’Istat relativi al 2023. Un fenomeno che investe prevalentemente i più giovani, ma non solo.

Nel 2023, il tasso di occupati tra i 15 e i 64 anni è stato del 61,5% superando del 2,4% il tasso del 2019. Se compariamo i dati italiani con quelli europei emerge un netto divario tra gli occupati delle maggiori economie europee e gli italiani. In Italia, in sintesi, il numero degli occupati resta inferiore di 15,9 punti rispetto, per esempio, alla Germania, di 6,9 rispetto alla Francia e di 3,9 rispetto alla Spagna.

Nel biennio 2022-23, si legge nel rapporto Istat, «a fronte di un rallentamento dell’attività misurata in termini di crescita del Pil (+4,0% nel 2002 e +0,9% nel 2023), il numero degli occupati in Italia è cresciuto a ritmi sostenuti (+1,8% in entrambi gli anni)». Rispetto al 2019, «nel 2023 la crescita dell’attività economica (+3,5%) è stata il contributo di 2,3 punti percentuali dell’occupazione e di 1,4 punti dell’aumento delle ore lavorate per occupato, mentre la produttività oraria misurata dal Pil ha sottratto 0,3 punti percentuale».

Nonostante i miglioramenti osservati sul mercato del lavoro negli ultimi anni, l’Italia ha una grande massa di lavoratori poveri. Tra il 2013 e il 2023, il potere d’acquisto delle retribuzioni lorde è diminuito del 4,5% mentre nelle altre maggiori economie dell’Ue è cresciuto a tassi compresi tra il 1,1% della Francia e il 5,7% della Germania. I dipendenti delle imprese private extra-agricole che nel 2022 si collocano nella fascia a bassa retribuzione, sotto una soglia pari al 60% del valore mediano, sono 4,4 milioni (poco meno del 30% del totale), con un’incidenza molto maggiore per i dipendenti con contratti non standard, soprattutto a termine e a tempo parziale. E, come detto, le criticità retributive in Italia si associano prevalentemente a giovani, donne e stranieri. Difatti, secondo i dati dell’indagine sul reddito e le condizioni di vita nel 2022, la quota di occupati a rischio di povertà in Italia è all’11,5%, mentre nell’Ue è all’8,5% del totale. E i giovani si confermano la fascia di popolazione tra le più vulnerabili nel mondo lavoro: è stato osservato un peggioramento degli indicatori di salute mentale, in particolare per le ragazze. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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