Economia

Relitto Concordia, 5 camion al giorno direzione Lonato

L'acciaio trasformato in prodotti lunghi nei due siti del gruppo Feralpi
AA

Prima l'hanno svuotata (8600 tonnellate di arredi interni tra cui tavoli sedie, armadi, poltrone, mobili; 600 di prodotti confezionati come detergenti e cibi in scatola, 1.400 di materiali inerti e 4.600 di apparecchiature elettriche) e poi l'hanno smontata, pezzo su pezzo: a quattro anni dal naufragio, la demolizione della Concordia sta per concludersi e dei tredici ponti rimangono ormai da tagliare alcune sezioni del ponte numero otto ed i livelli inferiori della nave tra cui il ponte zero ancora sommerso.

Circa 24.000 tonnellate di acciaio a conclusione della demolizione saranno confluite in Feralpi tra Lonato e Calvisano, con una media di tre/cinque camion al giorno che hanno lasciato le banchine dei cantieri San Giorgio a Genova dove la nave - dopo l'esemplare operazione di raddrizzamento al Giglio e dopo esser stata rimorchiata dalla Toscana alla Liguria - è arrivata da Pra Voltri dove il 27 luglio 2014 sono iniziate a le operazioni di alleggerimento e l'avvio dello smantellamento.

La demolizione sarà completata in autunno a poco meno di cinque anni dalla data del naufragio, facendo compiere - per l'acciaio della Concordia ma anche per le apparecchiature elettriche - un altro passo avanti nel consolidamento di quella economia circolare che solo poche settimane fa Janez Potocnick, commissario europeo per l'ambiente, aveva sollecitato presentando gli obiettivi Ue sul reinserimento nel ciclo produttivo di tutto quanto può esser riutilizzato.

Altro (ma questa volta doloroso) discorso è il mercato dell'acciaio e della sua produzione in cui Brescia - per i prodotti lunghi - ha peso importante: frena la Cina (meno 1,6% con 63 milioni di tonnellate, secondo i dati di Worsteel Association) e di conseguenza rallenta tutto il mondo siderurgico, che a novembre ha ceduto oltre il 4%. L'Italia, sempre in novembre, ha ripetuto lo stesso risultato del 2014 con 1859 tonnellate ed un tenue segno positivo insieme con quello di agosto, ma la flessione produttiva sugli undici mesi è di poco inferiore all'8%, terza peggiore performance dopo quella di Ucraina e Regno Unito tra i primi venti produttori mondiali. Dati preoccupanti, soprattutto perché da questa situazione non si sa come (e quando) ne usciremo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato