Economia

Reddito da lavoro dipendente: a Brescia le buste paga pesano un terzo rispetto a quelle di Milano

Il Centro studi Tagliacarne: la nostra provincia è 41esima in Italia; fa meglio Bergamo 29esima, Verona è 12esima
Una donna al lavoro - © www.giornaledibrescia.it
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A Brescia il 58,7% del reddito disponibile (sinteticamente, le risorse di cui le famiglie dispongono per consumi e risparmio) è generato dal lavoro dipendente, valore che colloca Brescia al 41esimo posto della graduatoria nazionale. In tre anni tuttavia le buste paga sono cresciute solo dello 0,7%, dopo che dal 2019 al 2021 i redditi medi dei lavoratori della provincia sono saliti da 11.336 euro a 11.430 euro restando tuttavia ancora sotto la media nazionale nel 2021 di 12.473 euro con una crescita nel triennio del 2,5%.

A Bergamo, in 29esima posizione, il reddito medio dei lavoratori dipendenti è stato di 12.843 euro in aumento dell’1,2% sul 2020; a Verona (dodicesima in Italia) 15.749 euro di reddito medio da lavoro dipendente in aumento del l’1,7%.

La ricerca

A questo risultato giunge il Centro studi delle camere di commercio italiane «Guglielmo Tagliacarne» (economista e docente universitario) che la scorsa settimana ha diffuso il report sui redditi in Italia. In vetta alla graduatoria dei redditi pro capite da lavoro dipendente anche nel 2021 c’è sempre Milano con 30.464 euro medi in crescita nel 2021 del 6,7% rispetto al 2019.

Lo studio ci dice che le buste paga nel triennio sotto in esame sono diventate più leggere in 22 province su 107, territori (tra cui Firenze -5,8%, Prato con -7,1%, Biella -0,9%, Arezzo -0,6%, Fermo -4,3%, Rimini -8,5%, Gorizia -4,7%, Sondrio -13%) nelle quali un lavoratore dipendente ha perso in media nel triennio 312 euro, a fronte di una crescita nazionale di circa 301 euro. Chi sale e chi scende. Rilevanti anche le differenze a livello di provincia: stipendi in un triennio scesi anche di oltre mille euro a testa si registrano a Venezia, Firenze e Prato.

Mentre aumenti importanti il centro studi Tagliacarne ha rilevato a Milano (+1.908 euro), Parma (+1.425) e Savona (+1.282). Il capoluogo lombardo conferma il detto che «a Milan gh’è ’l pan»: i lavoratori milanesi dipendenti sono i meglio pagati d’Italia, con stipendio medio di 30.464 euro nel 2021, due volte e mezzo la media nazionale di 12.473 euro e nove volte più alto di quello di Rieti fanalino di coda nella classifica retributiva. Nel capoluogo lombardo il reddito da lavoro dipendente rappresenta oltre il 90% del reddito disponibile contro il 23,9% di Rieti (maglia nera nazionale) e il 63,1% della media nazionale.

«L’analisi dimostra che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud», commenta Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, aggiungendo che «se confrontiamo la graduatoria del pil pro capite (che misura la produzione della ricchezza) con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso tutte le ultime 30 posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo 10 province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale».

Tra 2019 e 2021, l’incidenza in termini pro-capite del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile è stata sempre attorno al 63%. Ai due estremi di questa forbice si trovano Rieti, con il 23,9% e Milano con il 90,7%. Ma se venisse compilata una classifica del reddito disponibile al netto del reddito da lavoro dipendente, il capoluogo lombardo precipiterebbe all’ultimo posto in classifica con appena 3.131 euro a testa. Un conto però sono le statistiche un altro la realtà.

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