Ragù e gulasch di cinghiale: la nuova frontiera degli Aliprandi
Il controllo della proliferazione del cinghiale sui nostri monti e le nostre colline, in alcune aree una vera emergenza, potrebbe passare anche dallo sviluppo del mercato della sua carne. Grazie a un progetto di Regione Lombardia, che ha organizzato e gestisce una filiera controllata per la lavorazione della carne degli esemplari abbattuti nella caccia di contenimento, il cinghiale da qualche settimana si trova più facilmente anche in macelleria.
Il lavoro, pensato per trasformare un problema in una risorsa, fa capo nella nostra provincia allo storico Salumificio Aliprandi di Gussago, coinvolto nel progetto regionale per la fase di cottura della carne, l'ultimo dei passaggi, che prendono il via con la caccia e proseguono con il sezionamento e la preparazione delle parti migliori.
Nuovi prodotti
Come raccontato da Paolo Aliprandi, «in via Mandolossa la lavorazione del cinghiale è iniziata circa un mese fa e il bancone dello spaccio attiguo all'azienda si è così arricchito di bontà come i bocconcini, il ragù e il gulasch. I nuovi prodotti andranno a infoltire anche gli scaffali della grande distribuzione, sia nei reparti dei congelati che in quelli dei freschi già pronti da mettere in tavola».
Le quantità di cinghiale coinvolte nella lavorazione dipenderanno dalla riposta del mercato. Specializzato nella produzione di salumi tipici e lavorazione delle carni di suino, bovino e vitello, il salumificio gussaghese è partner anche di un'innovativa iniziativa di Eni, intenta nell'ampliamento dei prodotti presenti nei negozi che affiancano i suoi distributori di carburanti, che farà proprio aggiungendovi il «made in Brescia» firmato Aliprandi, realtà associata a Confapi Brescia.
«In questo caso – come spiega ancora da Paolo – i salumi saranno sia venduti che somministrati, con la possibilità quindi di acquistare un panino imbottito con salame, coppa, pancetta o hamburger, e in parallelo anche quella di portarsi a casa un salume intero».
Avviata nel 1940 da Ottavio Aliprandi e portata avanti in seguito dai figli Ferdinando e Luigi, l'impresa è gestita oggi da sei uomini e donne della terza generazione, oltre a Paolo anche Armando, Luca, Francesco, Clara e Davide. In media in un anno i 150 lavoratori della Aliprandi, tra dipendenti e addetti delle cooperative, lavorano tra i sei e i sette milioni di chili di carne.
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