Economia

Quote latte senza fine: chi ha pagato è il più tonto?

La questione ha una storia praticamente trentennale ma ancora si trascina: ieri manifestazione di Copagri a Milano
Una manifestazione del 2009 contro le quote latte - © www.giornaledibrescia.it
Una manifestazione del 2009 contro le quote latte - © www.giornaledibrescia.it
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Quasi a sorpresa torna la vicenda delle quote latte. Storia praticamente trentennale, mezza rivolta contro l'Europa che per tutelare il prezzo del prodotto (soprattutto per i più piccoli) introdusse per l'appunto le quote di produzione suddivise per Paese e lo fece su indicazione (è un paradosso) dei singoli Paesi.

In sostanza si è chiesto: tu Italia quanto produci. Risposta (ma vado a memoria): 105 milioni di quintali l'anno. Benone: da adesso non puoi produrre più latte, se lo fai sei in multa. Apriti cielo: attacco alla libertà d'impresa, ma cosa vogliono questi qui, mai nessuno - mi ricordo come fosse ieri un comizio di un presidente di categoria ad Orzinuovi - potrà dirci se e quanto produrre. 

E avanti per mesi e i primi anni. Poi una nuova ripresa delle proteste quando si scoprì che l'Italia in realtà produceva più di quanto aveva dichiarato e quindi a quel punto doveva non solo mantenere il livello assegnato ma addirittura abbassarlo. Incazzatura generale (comprensibile); un gruppo di agricoltori innaffia di piscio il diretto Milano-Venezia, proteste eccetera. 

Nel frattempo il mercato prede atto che l'Europa c'è e quindi, di riffa o di raffa, bisogna adeguarsi. Nasce una sorta di borsa delle quote-latte: si comprano e si vendono le quote produttive assegnate ad ogni stalla: chi vuole andare avanti cerca di comprare, chi vuole (o deve) vendere lo fa. 

Diciamo pure che, negli anni, il sistema gradualmente si adegua e assesta con le quote latte che ormai diventano patrimonio di ogni azienda zootecnica e questo fino a qualche anno fa quando l'Europa elimina le quote latte contestualmente all'avvio della nuova politica agricola. 

Ma sotto sotto la vicenda ribolliva. Sin dagli inizi ci fu chi non volle rispettare le norme sulle quote latte (per ragioni le più diverse) e quindi produsse più latte di quanto assegnato e innescando i primi contrasti con chi la legge doveva farla rispettare. Parallelamente a questo malcontento, ovviamente correva e corre quell'altro, quello di chi continua a domandarsi perchè molti, che non hanno rispettato le quote, non paghino le multe previste. Ragionamento in sintesi: noi abbiamo rispettato la legge pagando nuove quote per produrre più latte e quegli altri perchè non debbono pagare le multe se non hanno rispettato la legge? 

Nel frattempo i produttori in contrasto con la legge Ue hanno fatto ricorsi in Italia e in Europa ottenendo sentenze difformi ma, molto importante, la sentenza della Corte di giustizia europea che impone allo Stato italiano di rideterminare gli importi delle sanzioni. 

E siamo a questi nostri giorni. L'Agenzia delle Entrate è andata avanti sulla sua vecchia strada e emesso cartelle esattoriali per oltre 1 miliardo. Nel bresciano gli allevamenti coinvolti sono circa 150.

Ieri manifestazione a Milano, delegazione dal prefetto affinchè «interceda» sul Governo e dilazioni le sanzioni consentendo alle 150 aziende bresciane (e altre due mila e passa lombarde) di poter operare sui conti correnti. Il prefetto, ne siamo certi, avrà assicurato il suo fattivo interessamento. Adesso fa caldo, c'è Ferragosto, poi settembre e quindi le elezioni. E quindi, ben che vada, toccherà al nuovo governo.  Nel frattempo, le migliaia di aziende agricole che in tutti questi anni hanno pagato le quote latte restan qui a chiedersi: ma i più tonti siamo noi? 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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