Economia

Prowein, 53 cantine bresciane cercano nuovi mercati in Germania

In fiera fino a martedì 58mila operatori accreditati (un terzo di Vinitaly)
Prowein © www.giornaledibrescia.it
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Qualche anno fa Prowein è stata la rivelazione del mondo del vino: tutti di corsa a Düsseldorf, nel Nord della Germania al confine con Belgio e Olanda dove di viti non ce n’è neppure una e dove è più probabile bere della gran birra.

Anche gli italiani e i bresciani hanno seguito l’onda che trovava due motivazioni: la voglia di aprirsi a nuovi mercati, stante il crollo dei consumi nei Paesi tradizionali consumatori, e l’appannamento di Vinitaly diventata invivibile sotto il peso di 150mila visitatori spesso poco qualificati (ma non è più così).

Sono i numeri a certificare l’incredibile ascesa. Venticinque anni fa la prima edizione aveva 321 espositori, 29 dei quali italiani. L’edizione che  chiude martedì avrà 6.800 espositori (al fiera è sold out da quasi un anno) di cui 1.700 italiani, un numero che conferma il sorpasso sulla Francia (1.500 espositori) e sui padroni di casa tedeschi (1.000 espositori). I bresciani allineati a Düsseldorf sono 53, più o meno come gli anni scorsi, ma con una netta crescita della Franciacorta (25 produttori) e della Lugana, mentre comincia la sua rincorsa la Riviera del Garda Classico (la Valtenesi). Non ci saranno più alcuni piccoli produttori che negli anni passati potevano permettersi il viaggio grazie al contributo di ProBrixia (che ha confermato lo stand), contributo che non è sparito, ma è diminuito parecchio. Del resto è proprio la logica di funzionamento della fiera tedesca che spinge a queste scelte. Prowein ha circa 58mila visitatori (un terzo di Vinitaly), ma si tratta solo di operatori professionali accreditati.

Prowein è solo e soltanto B2B. L’operatore che si affaccia parte quindi con una precisa agenda e quindi se vuoi avere visitatori devi avere lavorato bene per la notorietà del marchio. La scoperta della «chicca» enologica non avviene qui, anche se il programma del 2019 fa di tutto per spingere il vino green.

Senza alcun dubbio ne sa qualcosa la Franciacorta che, alle primissime apparizioni, aveva pochissime visite e guardava con invidia l’affollatissimo stand della Lugana (che era di fronte). Tutto è cambiato, la Franciacorta oggi è un brand ben noto, anche se il mercato tedesco è tutto da conquistare ed è nel mirino della nuova presidenza. Sarà, annuncia il Consorzio, una presenza ricca di eventi esclusivi, come si conviene alla zona. Nel 2019 cercherà di far conoscere anche il Rosé e il Saten.

La Lugana gioca in casa. La Germania è il suo principale mercato e semmai l’idea è quella di agganciare mercati diversi per non restare troppo dipendenti da un grosso cliente. L’idea di Prowein, dove per tradizione c’è il mondo e dove l’Asia la fa da padrona, è quella di promuovere mercati sconosciuti. Dopo la Cina si pensa all’India e persino al Vietnam. Se vi venisse voglia di visitare la fiera e siete dei professionisti del settore, non sarà il biglietto a spaventarvi (50 euro, 35 online, contro gli 85 di Vinitaly), non saranno i trasporti (il metro ha una stazione in fiera), sarà piuttosto il problema di trovare gli espositori che sono molto spesso presenti con il nome del loro importatore (si pensi che il Consorzio Riviera del Garda Valtenesi è presso una famosa rivista). L’altro problema è che anche i maghi tedeschi stanno soffrendo l’inatteso successo. Prowein non è più il tranquillo salotto di un tempo, ma una discreta bolgia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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