Economia

Protesta coi trattori: «No al cibo sintetico e ai contributi per i terreni incolti»

Al Governo gli aderenti bresciani al «Riscatto agricolo» chiedono anche la detassazione dell’attività e la riduzione dell’Iva sui prodotti
  • Il primo giorno di protesta in via Dalmazia
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«Vogliamo coltivare, non lasciare i campi liberi perché ce lo chiede l’Europa. Siamo figli e nipoti di generazioni di agricoltori, decisi a difendere fino in fondo gli insegnamenti dei nostri nonni e padri». Nei capannelli del popolo dei trattori, riunito all’Ortomercato, si sentono discorsi come questo. «Le nostre produzioni sono le migliori al mondo, rispettose dell’ambiente e della biodiversità».

Sono gli aderenti bresciani al «Riscatto agricolo», movimento che si definisce «autonomo, spontaneo, apolitico partito dal basso»: ieri la protesta è arrivata a Brescia, oggi replica, con il secondo di cinque giorni, che vede di fatto lo stesso programma, ovvero il corteo davanti al Pirellino di via Dalmazia. Dicono di non essere «contro il Governo, ma per l’Italia, ecco perché come simbolo della nostra lotta abbiamo scelto il Tricolore».

Programma in dieci punti

Il loro programma si riassume in dieci punti. Dicono no al Green deal e alla politica agricola dell’Europa. «Mai più norme come la Direttiva nitrati, basta leggi su emissioni in atmosfera che equiparano un’acciaieria a un’azienda agricola, quote latte, prodotti chimici e sintetici commercializzati come alimenti sostenibili». Chiedono di vietare l’importazione di prodotti provenienti da Paesi che non hanno i nostri stessi regolamenti sanitari e per la produzione; rivendicano la «libertà di impresa, anche varando leggi che combattano il dumping economico per i prodotti agroalimentari». Altra sollecitazione: «Eliminare l’obbligo di non coltivare il 4% dei terreni e ogni forma di contributo volto a disincentivare la coltivazione». Un regime fiscale favorevole per l’Irpef e l’Imu, il mantenimento anche dopo il 2026 del calmiere sul costo del gasolio agricolo, il contrasto all’ingresso in Italia di «cibi sintetici» sono altre richieste avanzate da Riscatto agricolo.

In tema di politica fiscale, il movimento chiede al Governo di «ridurre o addirittura togliere l’Iva su alcuni prodotti alimentari primari. Per il vino applicare un’aliquota massimo del 10%». Altro punto: il contenimento della fauna selvatica; inoltre, «lo Stato deve rispondere direttamente e in tempi brevi dei danni da essa provocati». C’è anche un passaggio di carattere culturale: «A partire dalle scuole - si legge nel documento diffuso dalla protesta - riqualificare la figura dell’agricoltore e allevatore, valorizzandola e non additandola come responsabile dell’inquinamento ambientale». Infine, si chiede l’istituzione di un tavolo tecnico di «soli veri agricoltori» da coinvolgere ogni qualvolta si debba varare o modificare una norma del settore.

«Oggi - commenta Mauro Sossi - il nostro lavoro è sottopagato. Per un litro di latte prendiamo 48 centesimi quando viene venduto a 2,5 euro. Noi ci impoveriamo, altri si arricchiscono».

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