Prontofoods si gusta un altro anno da Oscar
Se il bil (benessere interno lordo) non fosse essenzialmente un enunciato teorico, ma un indicatore di bilancio definito, e se ci fosse un premio per le aziende che meglio hanno saputo esprimerlo, questo potrebbe andare alla Ristora di Luciano Pensante, marchio di Prontofoods che nel caffè della «macchinetta» (absit iniuria verbis), per tutti noi booster di mezza mattina, ha una delle numerose componenti del proprio business che conta su oltre mille referenze per grande distribuzione, alberghi ristoranti e catering, oltre all’industria cui vende semi lavorati: tutti i prodotti escono da un laboratorio con più di trecento preparati.
Il capo e mr Wolf. Razzo di spinta per chi lavora, il booster, ma anche per Prontofoods che ha chiuso un altro ottimo bilancio con risultati che l’hanno vista crescere del 5% in Italia, del 7% nell’Ue e del 12% nei mercati extra Ue. Prima dei numeri, le persone: sopra a tutti - come lo chiamano a Montichiari - «il capo» (cinefilo e collezionista raffinato), affiancato da Angelo Romano «che - ha detto Luciano Pensante al periodico specializzato Vending Magazine in un’intervista - ha una conoscenza totale dell’azienda: dalle materie prime, alle macchine, ai clienti italiani ed esteri, fino a tutta la parte normativa e finanziaria. Ha ottime competenze anche extra aziendali, possiede grande educazione ed empatia e molte altre qualità, grande capacità lavorativa, onestà e sincerità. Qualcuno lo chiama "Mr Wolf", altri "Wikipedia". È socio di Gesa e Vendomat».
Tra il signor Pensante ed Angelo Romano l’incontro risale a 23 anni fa, quando vennero poste le basi di una linea di vertice di Prontofoods di cui ora fanno parte anche Beppe Bisi e Mario Zola, piloti di una squadra nella quale la media delle presenze dell’esercizio scorso è stata di 202 unità (zero dirigenti, tre quadri, 52 impiegati e 147 operai).
I numeri: anche nel 2017 fatturato in miglioramento da 121,3 a 128,2 milioni di euro, 11,9 milioni di utile d’esercizio (dopo 7,9 milioni di imposte pagate e dopo 3,6 milioni di ammortamenti) contro 12,1 del 2016, un margine operativo lordo - indicatore di redditività che evidenzia il reddito di un’azienda basato solo sulla sua gestione operativa - di 31,7 milioni (erano 34,6 nel 2016) ed un ebitda (indicatore che confronta i risultati di diverse aziende che operano in uno stesso settore attraverso i multipli comparati) di 19,5 (erano 21,7 l’anno precedente).
E qui non si possono tacere due passaggi dell'intervista del signor Pensante, il quale alla domanda tra fatturato, utile ed ebitda cosa preferisse, risponde in rima «Tutti e tre, più alti sono meglio è», mentre là dove gli viene chiesto quale sia il riconoscimento cui tiene di più tra i tanti ricevuti nella carriera sottolinea: «ho molte targhe archiviate da qualche parte. L’unica che tengo esposta è l’Oscar dei bilanci del Giornale di Brescia, in collaborazione con l’Università Statale e Price Waterhouse Coopers, che coinvolge mille aziende della provincia e che mi è stato conferito nel 2016 e nel 2015. Certifica l’eccellenza, non parliamo infatti del solo fatturato ma dell’utile, dell’ebitda e dei vari parametri finanziari».
Quanto ai parametri aziendali, la chimica della contabilità è ricca: roe netto (indicatore di sintesi della redditività di un’impresa) all’8,33%, roi (indica la redditività della gestione operativa) al 10,57% e ros (che indica quanto i principali fattori produttivi gravino sul fatturato) al 15,23%. 113,7 milioni l’attivo corrente, 143,2 milioni i mezzi propri. Insomma sul piatto di Prontofoods servito anche un solido futuro.
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