Produzione verde e importazioni: apre la «Banca dell’idrogeno»
La neutralità tecnologica deve essere uno dei capisaldi dell’industria europea per poter restare competitiva. Detto ciò bisogna prendere atto che la Commissione ha dato uno decisa e ben percepibile sferzata verso determinati settori, soprattutto nell’ambito della produzione energetica.
E dieci giorni fa un altro mattone è stato aggiunto, per potenziare e forse dare la vera spinta propulsiva a quel settore che secondo l’Europa reca con sè i vantaggi maggiori, il settore dell’idrogeno.
L’annuncio
Il 23 novembre, in attuazione di quanto annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen nel discorso sullo stato dell’Ue del 2022, è stata annunciata la prima asta nell’ambito della «Banca europea dell’idrogeno», strumento di sostegno ai produttori che nella fase iniziale potrà contare su una dotazione finanziaria di 800 milioni di euro stanziati nell’ambito del Fondo per l’innovazione.
«La Banca europea dell’idrogeno mira a sbloccare gli investimenti privati nelle catene del valore dell’idrogeno nell’Ue nei paesi terzi» spiega la Commissione, potenziando perciò i sistemi di produzione ma al contempo promuovendo l’importazione dall’estero. «Il nostro mercato deve però confrontare con quattro sfide in termini di investimenti» si aggiunge nel documento di presentazione della Banca, e cioè potenziare le capacità di fabbricazione di elettrolizzatori, creare domanda in nuovi settori, sviluppare un’infrastruttura dedicata e formare professionisti qualificati.
Come funziona
Entro tali limiti si collocano perciò i potenziali progetti che potranno beneficiare del sostegno, che verrà erogato tramite il nuovo strumento dell’asta pilota. Le offerte dovranno basarsi su una proposta di maggiorazione del prezzo per chilogrammo di idrogeno rinnovabile prodotto, fino a un massimo di 4,5 euro al chilogrammo.
I progetti selezionati riceveranno le sovvenzioni in aggiunta ai proventi della vendita dell’H2 sul mercato per un periodo massimo di 10 anni, sostegni che però non potranno essere cumulati con aiuti nazionali per salvaguardare la parità di condizioni tra gli Stati membri. Una volta firmate le convenzioni di sovvenzione, sotto forma di premio fisso, la produzione dovrà essere avviata entro cinque anni. I potenziali partecipanti avranno tempo fino all’8 febbraio 2024 per presentare la propria domanda, con i risultati che verranno invece comunicati entro aprile dello stesso anno.
I dati
Tale intervento si è reso necessario a fronte di un settore ancora in fase embrionale in Europa. Secondo i dati forniti dalla stessa Commissione nell’Ue si consumano infatti circa 8 milioni di tonnellate di idrogeno, prodotto principalmente a partire dal gas naturale («grigio»), meno di 0,3 milioni di tonnellate invece quello che viene creato attraverso l’elettrolisi («verde»): semplificando con ciò si intende il procedimento che scinde tramite l’elettricità le molecole d’acqua, restituendo ossigeno (O2) e ovviamente idrogeno (H2).
La capacità degli elettrolizzatori installati al momento è però pari a circa 160 MW, mentre per centrare un obiettivo di produzione di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile sarebbero necessari tra gli 80 e i 100 GW. La strada europea è perciò solamente all’inizio.
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