Economia

Pnrr, Beretta: «La strada di Brescia, progetti validi e corali»

Il presidente di Confindustria Brescia parla del percorso che la nostra provincia ha intrapreso per intercettare e sfruttare i fondi del Piano
Franco Gussalli Beretta - © www.giornaledibrescia.it
Franco Gussalli Beretta - © www.giornaledibrescia.it
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«Quella lanciata da Brescia è un’azione con un forte valore non solo economico, ma anche sociale, perché in grado di impattare in modo positivo su tutto il territorio». Non ha dubbi Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia, nell’inquadrare ciò che il Pnrr potrà rappresentare per il «Made in Bs».

Una convinzione che ha spinto l’associazione di via Cefalonia a lanciare nello scorso ottobre un tavolo di lavoro condiviso aperto a tutti i principali attori del sistema economico e istituzionale, per consentire di cogliere a pieno le opportunità offerte dal Piano.

Presidente, Brescia in questo senso è stato uno dei sistemi più lungimiranti.

«Siamo partiti molto presto, convinti della centralità del Pnrr dopo due anni di pandemia. E, soprattutto, abbiamo compreso che senza un’azione concertata sarebbe impossibile intercettare quei fondi. I numeri ormai li conosciamo: 40 miliardi sulla digitalizzazione, quasi 60 sulla transizione ecologica, 30 sull’istruzione. Cifre importanti».

Qual è la metodologia di lavoro adottata dal tavolo?

«Come nella migliore tradizione bresciana, muove dal pragmatismo: ci siamo chiesti cosa fosse davvero contenuto nel Pnrr e come agire per sfruttarlo nel migliore dei modi, con la volontà di selezionare i progetti in cui Brescia potesse eccellere. Anche se, bisogna essere onesti, il contesto è ancora nebuloso».

Ovvero?

«Diciamo che il senso pratico bresciano non è qualità sempre presente anche altrove. I bandi sono spesso rivolti a enti pubblici e sono di respiro molto ampio. Motivo per cui stiamo faticando a vedere all’orizzonte, con chiarezza, quei fondi che potrebbero arrivare per un vero rilancio delle imprese. In particolare per le Pmi, colonna vertebrale del sistema economico italiano».

Da quali iniziative partire?

«Tra i progetti di sistema già in essere, spicca la "Cittadella dell’Innovazione", presentata a dicembre con Csmt e InnexHub. L’obiettivo è di innescare un processo virtuoso di rinnovamento in ambito industriale, culturale e sociale: un luogo che aiuterà l’intera provincia ad affrontare le sfide della transizione e farà affermare Brescia come modello di città moderna, innovativa e sostenibile. Accanto ad essa, siamo partner nel progetto già presentato al Miur relativo al bando sugli Ecosistemi per l’Innovazione, che ha un valore di circa 120 milioni di euro. Il capofila è l’Università degli Studi di Brescia, e sono coinvolti numerosi atenei e realtà di Lombardia e Veneto».

Il secondo filone riguarda le competenze.

«Sotto questo profilo, una recente indagine del Centro Studi ha lanciato segnali allarmanti, per quanto già ampiamente riscontrati nella nostra quotidianità. Il 98% delle imprese intervistate fatica a trovare tecnici, il 97% operai specializzati, il 96% conduttori d’impianti. È l’ormai noto "mismatch" tra domanda e offerta, che speriamo di poter ridurre anche grazie al Pnrr. La nostra linea guida è chiara: dobbiamo puntare a valorizzare gli Istituti Tecnici Superiori, percorsi professionalizzanti in grado di garantire ottime possibilità di impiego».

Accanto ai percorsi professionali, c’è anche il tema delle lauree Stem.

«Sono aspetti che possiamo definire paralleli. Viviamo in una provincia dove la manifattura ricopre un ruolo centrale: le nostre imprese richiedono conoscenze Stem di livello elevato, e per poterle trasferire ai professionisti del futuro occorrono strutture e laboratori scolastici al passo con i tempi. Perciò la volontà è stata di aprire un’interlocuzione diretta con la squadra del ministro Mariastella Gelmini».

Parliamo di mobilità: quali sono le idee in questo settore?

«Si concentrano sull’idrogeno e, per estensione, proprio sul futuro della mobilità. Sotto tale profilo, è già stato presentato nei mesi scorsi un progetto che riguarda la propulsione dei treni camuni e che coinvolge, tra gli altri, A2A, Saipem e Trenord. L’obiettivo è utilizzare la Hydrogen Valley che ne scaturirà come modello, esplorando le possibilità che questa fonte può offrire anche al manifatturiero e all’industria in generale».

Molti chiedono che il Pnrr venga rimodulato, alla luce della crisi russo-ucraina.

«Non credo sia la strada da percorrere, anche da un punto di vista meramente tecnico. Il Piano contiene già in sé numerosi spunti per superare anche diverse problematiche emerse dal conflitto, a partire dalle forniture energetiche. Servono progetti validi, e soprattutto, corali. È quello che Brescia sta facendo».

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