«Piano Transizione 5.0 nato male e per non perdere i soldi del Pnrr»

A dirlo è Alberto Bertolotti, ceo della società di finanza agevolata Ibs Consulting: «Alla sua base c’è una contraddizione di fondo, cioè voler coniugare il 4.0 con il risparmio energetico»
Per Piano Transizione 5.0 stanziati oltre 6 miliardi di euro - © www.giornaledibrescia.it
Per Piano Transizione 5.0 stanziati oltre 6 miliardi di euro - © www.giornaledibrescia.it
AA

Nato male e gestito ancora peggio. È tranchant Il giudizio di Alberto Bertolotti, ceo della società di finanza agevolata Ibs Consulting, e riassume in un concetto tutte le difficoltà legate al Piano Transizione 5.0.

«Alla sua base c’è una contraddizione di fondo, cioè voler coniugare il 4.0, quindi digitalizzazione e interconnessione, con il risparmio energetico - spiega -. Non è infatti detto che un macchinario nuovo e appena acquistato consumi meno di uno vecchio, avendo solitamente molte più funzioni».

Questa mescolanza, «che alla fine si comporta come l’olio fa con l’acqua», spiega quella partenza zoppa fin dall’inizio, «anche perché - continua Bertolotti -, tale mediazione nasce dalla necessità di recuperare soldi del Pnrr che altrimenti sarebbero andati persi. Ciò però ha portato a dover applicare dei vincoli e a cadere in contraddizioni».

Ecco spiegata l’introduzione di criteri derivanti dal Dnsh (Do no significant harm), che subordinano l’erogazione del denaro al rispetto del principio di non arrecare danni significativi all’ambiente. Una scelta che ha portato all’esclusione dal novero delle aziende beneficarie di molte realtà dei settori siderurgico, metallurgico e metalmeccanico, in special modo gli energivori. «Non serve perciò trovare particolari ragioni politiche o evidenziare una mancanza di buon senso - evidenzia -, questo accrocchio di vincoli si deve alla mera necessità di non vedersi scappare di mano i soldi europei».

Alberto Bertolotti - © www.giornaledibrescia.it
Alberto Bertolotti - © www.giornaledibrescia.it

Certo è che il Piano non è ciò che l’industria si aspettava. «Viene però da chiedersi se le sigle datoriali nazionali abbiano davvero fatto tutto quello che potevano, e nel momento in cui potevano, - chiosa -, per far sì che le istanze delle imprese venissero prese in considerazione realmente».

In questo quadro di certo non incoraggiante il ceo di Ibs Consulting riesce però a intravedere un aspetto buono del Piano. «Con la legge di bilancio è stato deciso di considerare di default 5.0 quegli investimenti interamente ammortizzati dal almeno 24 mesi - sottolinea -. Per un tessuto come quello bresciano, dove avere cespiti di questa natura è comune, lo trovo un elemento positivo, in un quadro però complessivamente negativo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Economia & Lavoro

Storie e notizie di aziende, startup, imprese, ma anche di lavoro e opportunità di impiego a Brescia e dintorni.