Economia

Piano green di Feralpi: plastica riciclata al posto del carbone

Investiti altri 54,5 milioni seguendo un modello eco-sostenibile. «Siamo tornati ai livelli pre-Covid»
La Feralpi di Lonato, dove stamattina all'alba è stato trovato morto un operaio - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
La Feralpi di Lonato, dove stamattina all'alba è stato trovato morto un operaio - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
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Più che roseo per Feralpi si prospetta un futuro verde. Green, come la speranza di un’industria più sostenibile: un obiettivo che ha spinto il più grande gruppo siderurgico bresciano a intraprendere da tempo un percorso fondato su modelli di economia circolare. «Una sfida che contempla un cambio culturale per le imprese - aggiunge il presidente Giuseppe Pasini -, ma che avrà ricadute virtuose anche per le nostre comunità» e sulla competitività delle stesse aziende.

Feralpi ne è l’esempio lampante. In linea con il suo piano industriale, nel 2019 il gruppo di Lonato (1.570 dipendenti, ricavi per 1,3 miliardi di euro e utile netto per 40,8 milioni) ha investito 54,5 milioni di euro, dopo i 60 milioni stanziati nel 2018 per la costruzione del nuovo laminatoio nel sito tedesco di Riesa. «Essi sono finalizzati non solo a raggiungere la massima efficienza, ma anche a contribuire alla decarbonizzazione dell’attività produttiva». In quest’ottica rientra anche il progetto sperimentale di recupero in forno di prodotti derivanti dal riutilizzo della plastica in sostituzione del carbone. Ma non solo.

«Gli investimenti del 2019 si sono mantenuti robusti per restare competitivi intercettando ciò che l’Agenda del 2030 del Nazioni Unite e il Green New Deal europeo chiedono anche alle imprese manifatturiere - puntualizza Pasini -. Ovvero, adottare dei modelli di sviluppo sostenibili e circolari, capaci da un lato di contribuire alla decarbonizzazione e, dall’altro, di favorire l’inclusione sociale e la creazione di valore per il territorio e la comunità in cui si opera». In Feralpi, oltre al recupero di rottami ferrosi per la produzione di acciaio (il 93% della produzione deriva da acciaio riclato), sono stati avviati processi di recupero della «scoria bianca» e di quella «nera» in prodotti per l’edilizia (pavimentazione, blocchi lego e new jersey). Non a caso in Feralpi sono stati avviati al recupero l’80% dei rifiuti.

Per di più, «l’innovazione e le nuove tecnologie (industria 4.0 e intelligenza artificiale, ndr) - rimarcano da Lonato - sono la chiave che hanno portato il gruppo a ridurre le emissioni a effetto serra del 3% rispetto all’anno precedente e le emissioni indirette derivanti da energia elettrica del 4%. Performance che sono reperibili anche nella Dichiarazione volontaria consolidata di carattere non finanziario (Dnf), documeto che Feralpi ha redatto seppur non fosse obbligata a farlo e che conferma la sua «dimensione» sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

Una nuova dimensione che ha agevolato peraltro Feralpi a contrastare le conseguenze dovute al lockdown prescritto con il diffondersi dal coronavirus. «Abbiamo atuato un protocollo sperimentale in collaborazione con Aib, sindacati sindacali, Spedali Civili e Università degli Studi di Brescia e sotto la regia della Prefettura - spiega Pasini - per lavorare in sicurezza, anche grazie all’utilizzo di strumenti digitali. Siamo quindi ripartiti in sicurezza per continuare a soddisfare le richieste di un mercato che, se in Italia ha risentito del blocco, in Germania ha continuato a pieno regime». Tradotto in numeri: i due mesi e mezzo di lockdown alla Feralpi sono costati una riduzione dei volumi del 19%. «Probabilmente quella percentuale non la recuperemo più - non nasconde l’imprenditore -, ma grazie alla vivacità del mercato delle costruzioni ora stiamo lavorando come ai tempi pre-Covid. Tant’è che rispetto agli anni passati in agosto faremo il fermo di una sola settimana».

 

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