Un Piano d’azione per l’automotive europeo, ma lo stop del 2035 resta

Sarà presentato il 5 marzo, con la conferma del bando a motori benzina e Diesel che è già data per sicura
Una fabbrica del settore automotive - © www.giornaledibrescia.it
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In Europa è il momento dei piani. Dopo la presentazione della Bussola della Competitività settimana scorsa, la Commissione è pronta a calare un altro asso, dal peso specifico enorme nel panorama industriale.

La presidente Ursula von der Leyen ha annunciato che il 5 marzo verrà infatti presentato il Piano d’azione per il settore dell’auto in Europa. Stiamo parlando di uno dei temi più caldi sul tavolo delle discussioni comunitarie, dato che il comparto «è un motore vitale per la prosperità europea - ha dichiarato von der Leyen -, poiché supporta oltre 13 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti e contribuisce con circa 1.000 miliardi di euro al nostro prodotto interno lordo».

In Lombardia ciò si declina in una filiera con circa 100.000 lavoratori, oltre 30.000 imprese (conto che considera anche l’indotto) e un fatturato totale di oltre 40 miliardi di euro. Brescia invece conta circa 200 imprese (150 quelle aderenti a Confindustria Brescia), per volumi che superano i 6,5 miliardi di euro.

Fit for 55

Numeri da capogiro ma messi in discussione dall’ormai celebre decisione, nonché criticata, di vietare dal 2035 la vendita di motori endotermici a benzina e Diesel, in nome della sfida ambientale e nell’ambito del Fit for 55.

E proprio da qui occorre partire per parlare del futuro Piano d’azione. Nessuna deviazione è infatti prevista sul Green Deal, al massimo ci si aspetta il «pragmatismo» già promesso nel corso delle prime settimane del nuovo mandato di von der Leyen. «Il futuro dell’auto deve restare saldamente radicato in Europa - ha detto la presidente -, con più equità e flessibilità» sulle multe per le case in difficoltà davanti al passaggio all’elettrico.

Aperture quindi su alcuni aspetti ma di certo nessuno stop alla decisione per il 2035. «L’industria automobilistica europea si trova in un momento cruciale e riconosciamo le sfide che deve affrontare - ha aggiunto la leader europea -. La domanda fondamentale a cui dobbiamo rispondere insieme è cosa ci manca ancora per liberare tutto il potenziale innovativo delle nostre aziende e garantire un settore automobilistico solido e sostenibile».

Il primo passo sarà la discussione vis-à-vis con alcuni dei principali attori continentali dell’automotive. Da questo dialogo nascerà il già citato Piano, «che traccerà un percorso chiaro per garantire che la nostra industria possa prosperare in Europa e competere con successo a livello globale».

Il progetto politico e industriale affronterà un’ampia gamma di questioni rilevanti per il settore, come garantire l’accesso ai talenti e alle risorse, promuovere l’innovazione tecnologica e lo sviluppo di veicoli di prossima generazione nonché stabilire un quadro normativo pragmatico e prevedibile.

Chi c’è

Inizialmente a sedersi al tavolo delle discussione ci saranno 24 soggetti tra aziende, organizzazioni, sindacati e associazioni di settore: Acea (Associazione europea dei costruttori di auto), Beuc (European consumer organisation), il gruppo Bmw, Robert Bosch, GmbH, ChargeUp Europe, Clepa, Daimler Truck, Etf (Federazione europea dei lavoratori dei trasporti), Forvia, IndustriAll, European Trade Union, Iveco, Mahle, Milence, Recharge, Renault, T&E (Transport and environment), Traton, Valeo, il gruppo Volkswagen, Volvo Cars, Volvo Group e ZF. 

Il caso dell’Alleanza dell’auto

«Deplorevole». Con questo eloquente aggettivo l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi descrive la mancata inclusione dell’Alleanza Ue delle regioni automotive nel primo round di discussioni.

Subito però i toni si fanno concilianti e Guidesi sottolinea come sia stato accolto con favore «il segnale della Commissione di coinvolgerci in una fase successiva». La Lombardia attualmente è alla guida dell’alleanza tra 36 Regioni europee impegnate ad agevolare la transizione dell’industria automobilistica del continente.

«Queste aree sono le prime a sperimentarne l’impatto socioeconomico. Devono quindi reagire con strategie di transizione regionali» ha puntualizzato, sottolineando anche «l’importanza della conoscenza locale per affrontare questi problemi di trasformazione del comparto. L’Alleanza è pronta a collaborare alle discussioni future, assicurando che vengano affrontati tutti gli aspetti economici, sociali e relativi alla dinamica occupazionale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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