Peste suina, situazione fuori controllo: allevamenti bresciani a rischio
La Peste Suina Africana mette a rischio 30 miliardi di reddito per mancate esportazioni e migliaia di posti di lavoro. «Siamo conciati come il Belgio» è la locuzione che anni addietro indicava persone o situazioni di grave rischio o con poche previsioni ottimistiche.
Gli allevatori suinicoli, della Lombardia ed in particolare quelli bresciani lanciano l’allarme Psa, virus che colpisce i suini, già presente in Lombardia, ma che si avvicina anche alla nostra provincia.
Come tutto il mondo scientifico sostiene il virus non è trasmissibile all’uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina ma, al tempo stesso, sta decimando allevamenti tanto che proprio nella nostra Regione i casi sono in deciso aumento negli allevamenti, arrivando con le zone di restrizione ai confini della nostra provincia.
Il caso del Belgio
Cosa c’entra allora il Belgio? La piccola nazione è stata fra le prime, in Europa, a trovare casi di Psa, ma ha combattuto contro il virus con metodi e strategie di contrasto - detto sinteticamente - molto decise mettendo a disposizione risorse economiche e personale veterinario e militare adeguate ad affrontare il problema, tanto che oggi il Belgio è indenne dal virus.
Invece nel nostro Paese da inizio 2022 con il ritrovamento del primo caso dell’Italia continentale ad oggi di tempo ne è passato: fin troppo ma di risultati zero. Anzi, in questi ultimi mesi il flagello si è abbattuto soprattutto sugli allevamenti lombardi e di questo passo si rischia che a breve l’onda lunga delle zone di restrizione arrivi nella nostra provincia.
Associazioni in campo
In altre parole, secondo Coldiretti e Confagricoltura, si rischia che a breve il patrimonio suinicolo italiano si riduca di due milioni di suini con inevitabili ricadute negative su tutta la filiera dei prosciutti Dop e della salumeria italiana. Arrivati a questo punto occorre evitare gli errori che sono stati compiuti con la gestione del problema della Xylella in Puglia che ha distrutto la più grande foresta di ulivi secolari al mondo.
Infatti sono ormai passati 958 giorni dal primo caso di Peste suina e la situazione - secondo le Organizzazioni agricole - non ha fatto altro che peggiorare e di tutto ciò gli allevatori non hanno colpe perché hanno subito la mal gestione di un problema che è stato quantomeno sottovalutato. Ormai le zone di protezione hanno superato i 20 mila chilometri quadrati di territorio e c’è da credere che se non si ricorre ai ripari il problema della peste suina si allargherà in modo incontrollato. E perseverare su questa strada non farà altro che aggravare la situazione facendola pagare completamente al settore primario.
Di tutto questo se ne parlerà venerdì 30 agosto in mattinata durante la Fiera di Orzinuovi al convegno organizzato da Confagricoltura e poi a quello organizzato alla sera nella stessa giornata da Coldiretti e incentrato sul contrasto della disinformazione che attanaglia la zootecnia.
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