Economia

Peste suina, allerta a Brescia dopo la scoperta in Belgio

Coldiretti chiede subito l’obbligo di etichetta d’origine sui prodotti Confagricoltura: troppi animali selvatici, serve un piano di prelievo
Il virus della peste suina si diffonde anche in Lombardia - © www.giornaledibrescia.it
Il virus della peste suina si diffonde anche in Lombardia - © www.giornaledibrescia.it
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Non colpisce gli esseri umani: non c'è alcun problema per la salute pubblica. Diverso è il discorso se parliamo di zootecnia, di animali ed in particolare dei suini. In questo caso la peste suina - un caso è stato reso pubblico recentemente in Belgio, ma è già presente in mezza Europa ed in Cina - può provocare danni economici enormi.

Partiamo dall'inizio: perché si diffonde? Maiali e cinghiali sani - in base alla documentazione dell'Efsa (l'Autorità europea per la sicurezza alimentare) - di solito vengono infettati tramite: contatto con animali infetti, compreso il contatto tra suini che pascolano all'aperto e cinghiali selvatici; ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti: scarti di cucina, broda a base di rifiuti alimentari e carne di cinghiale selvatico infetta (comprese le frattaglie); contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come abbigliamento, veicoli e altre attrezzature; morsi di zecche infette.

La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono -sempre secondo Efsa - le modalità più rilevanti di diffusione della malattia. Il virus arriva dal Belgio. Quindi la peste suina africana è una malattia virale contagiosa che colpisce suini e cinghiali, ma non gli esseri umani. Questo virus può essere trasmesso facilmente da un animale all'altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall'uomo.

Ecco perché è importante inasprire i controlli sull'import di animali vivi dall'estero e rafforzare le misure di biosicurezza agli allevamenti. Europa in allarme. Ecco perché dopo la scoperta di due casi di peste suina africana rilevati dalle autorità sanitaria belghe nella città di Etalle, a circa dieci chilometri dalla Francia e una cinquantina dalla Germania, il mondo agricolo europeo chiede misure precise. Francia e Lussemburgo hanno già chiesto misure di protezione allertando i propri servizi di sicurezza alimentare e i ministeri competenti in considerazione del fatto che il Belgio mantiene in questo momento lo status di «indenne da malattia» per quanto riguarda gli allevamenti suinicoli e non è dunque sottoposto ad alcun vincolo.

«Ci sono troppi selvatici, in particolare ungulati, che causano gravi danni all'ambiente, all'agricoltura e alla sicurezza delle persone: per questo - sostiene Confagricoltura - è necessaria l'immediata attivazione, nel nostro Paese, delle misure preventive più efficaci previste dall'Efsa per contenere il rischio di propagazione dell'epidemia, ovvero piani coordinati di prelievo selettivo autorizzando anche gli agricoltori». Per Coldiretti l'allarme scattato in Belgio «conferma ancora una volta la necessità di introdurre subito l'obbligo dell'etichetta d'origine su tutti i salumi e i prodotti trasformati e togliere il segreto sui flussi commerciali delle aziende che importano. Considerata la facilità di trasmissione il rischio che il contagio possa essere esteso agli allevamenti italiani rappresenterebbe un grave danno economico».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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