Economia

Peste suina africana nel cuore della Food Valley: allevatori bresciani in allarme

Valerio Pozzi
Il territorio di Parma entra nella «zona di restrizione». Nella nostra provincia 700 allevamenti di suini
Peste suina: allarme anche nel bresciano
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Ciò che si temeva è, purtroppo, successo. Il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetta fra Fornovo e Varano, nel territorio di Parma getta un’ulteriore - e molto lunga - ombra di pessimismo non solo per la filiera suinicola, ma per l’intera economia agricola nazionale. La Gazzetta Ufficiale della Ue nei giorni scorsi ha riportato, immediatamente, l’allargamento delle zone di restrizione coinvolgendo anche la preziosa Food Valley.

Il quadro di diffusione della peste suina africana continua quindi a peggiorare ed il coinvolgimento dell’area principe per la produzione di prosciutti ne è testimonianza. Prima di tutto però occorre rimarcare, come sostiene il mondo scientifico, che la malattia dei cinghiali non è trasmissibile all’uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina. Di certo però il settore della suinicoltura rischia di essere messo in ginocchio.

La provincia di Brescia

L’allarme coinvolge anche le aziende del Bresciano visto che la nostra provincia conta oltre 700 allevamenti, 1,3 milioni di animali da macello e 74mila scrofe da riproduzione e rappresenta il 28% del totale della Lombardia ed il 14% del totale nazionale. Pensare che è dal 7 gennaio 2022 che gli allevatori chiedono, premono e sollecitano interventi decisi per limitare la fauna selvatica, è magra consolazione. «Sin dai primi casi riscontrati nella nostra penisola a inizio 2022 - scrive Alessandro Utini, Presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma - diversi Paesi terzi (Cina, Giappone, Taiwan, Messico, tra gli altri) hanno intrapreso una politica protezionistica, chiudendo il proprio mercato indistintamente a tutti i prodotti a base di carne suina provenienti dall’Italia. Viene da domandarsi - continua Utini - quali scenari attendano l’export del Prosciutto di Parma ora che il virus è riuscito a insinuarsi nella zona tipica».

«Per fare chiarezza e arginare alcune informazioni fuorvianti che stanno circolando e che rischiano di generare uno stato di allarme incontrollato - prosegue Utini -, è di basilare importanza delineare un quadro della situazione realistico e verosimile: ad eccezione dei Paesi menzionati sopra, che già in precedenza avevano chiuso le loro frontiere, il Prosciutto di Parma continua a circolare regolarmente, siano essi Stati membri o Paesi Terzi».

Sbocchi per l’export

«Le elevate garanzie sanitarie fornite dalla lunga stagionatura del nostro prodotto permettono di mantenere aperti importanti sbocchi per l’export come gli Stati Uniti e l’Australia. L’unico cambiamento di rilievo riguarderà le esportazioni in Canada, Paese verso il quale le aziende produttrici situate in zone di restrizione II (ovvero quelle in cui la Psa è presente nel cinghiale) non potranno più spedire il loro prodotto. Da parte nostra - conclude il presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma - l’auspicio è che tutte le iniziative intraprese dal Ministero della Salute, dal Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana, dal Ministero dell’agricoltura e dalle Regioni competenti portino al contenimento ed eradicazione del virus, e a tutti va l’invito a compiere uno sforzo per raggiungere l’obiettivo».

Il dibattito ha infatti coinvolto il Parlamento tanto che nel Question Time il Ministro Francesco Lollobrigida ha parlato di un Tavolo con l’Unione Europea per «cambiare l’approccio» e consentire l’export di prodotti. «Stiamo provando a convincere l’Europa» ha detto il Ministro che ha spiegato al Parlamento, di puntare sulla biosicurezza degli impianti, evitando che la presenza di un cinghiale infetto, chiuda all’export o costringa l’abbattimento di migliaia e migliaia di suini. Anche perché ad oggi non c’è un suino in Italia malato di peste suina, ma la presenza di cinghiali in Italia supera di 7 volte la media europea e il prezzo del maiale inizia a scricchiolare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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