Economia

Perché negli ultimi 10 anni sono aumentati i lavoratori part time

La maggior parte dei part time è involontaria: la scarsa crescita economica porta le aziende a ridurre l'orario di lavoro per non licenziare
Un operaio in una fabbrica - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un operaio in una fabbrica - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Crescono gli occupati, ma aumentano i lavoratori part time mentre segnano il passo quelli a tempo pieno: tra il 2008 e il 2018 - secondo un'analisi sugli ultimi dati Istat - gli occupati a tempo parziale sono aumentati di un milione di unità passando da 3,3 a 4,3 milioni mentre nello stesso periodo il numero complessivo dei lavoratori ha di poco superato i livelli pre crisi. 

Aumentano quindi i posti, ma si riduce il monte ore lavorate. In pratica se nel 2008 gli occupati part time erano 3,3 su 23,1 milioni (il 14,3% del totale) nel 2018 sono diventati 4,3 su 23,21 milioni pari al 18,5% del totale. 

In questi anni è cresciuto in modo consistente soprattutto il tempo parziale involontario con il 64,1% dei lavoratori interessati che nel 2018 avrebbe voluto lavorare a tempo pieno. Il dato, ha spiegato il sociologo del lavoro Domenico De Masi, segnala che il sistema ha «ridistribuito in modo informale» la minore quota di lavoro necessaria grazie all'introduzione massiccia delle nuove tecnologie anche nei servizi dopo che il fenomeno si è avuto negli scorsi decenni nell'industria e nell'agricoltura. Per il sociologo, convinto del fatto che orari meno lunghi possano far aumentare la produttività, è arrivato il momento di «ridurre l'orario per tutti». 

Nel terzo trimestre del 2019 la percentuale di occupati part time sul totale dei lavoratori, pur riducendosi lievemente sul secondo trimestre, è comunque aumentata ancora rispetto alla media del 2018 toccando il 18,77% dei 23,48 milioni di lavoratori rilevati. La percentuale degli «involontari» nel terzo trimestre di quest'anno è scesa lievemente al 64% dopo aver raggiunto nel secondo trimestre il 64,8%. Nel 2008, prima della crisi economica la percentuale dei lavoratori part time che dichiarava di essere in quella condizione involontariamente era al 40,2%. 

La condizione di chi è «obbligato» ad un orario ridotto riguarda soprattutto il lavoro dipendente e le regioni del Sud Italia. Nel Sud il tasso di part time involontario è passato dal 60,7% degli occupati part time del 2008 al 79,6% nel 2018 (79% nel terzo trimestre 2019) con in pratica quattro occupati a tempo parziale su cinque che vorrebbero lavorare a tempo pieno. Nel Nord è passato dal 30% del 2008 al 55,5% del 2018 (55,8% nel terzo trimestre 2019).  

Il presidente della Fondazione Studi dei Consulenti del lavoro, Rosario De Luca, sottolinea che l'aumento di chi non è occupato a tempo pieno non stupisce e che è legato a una crescita dell'economia dello «zerovirgola». Spesso, aggiunge, è una scelta fatta dalle aziende per non licenziare i dipendenti che si hanno. «Si cita in genere l'aumento dei posti di lavoro - spiega -, ma non si guarda alle ore lavorate che in questi anni sono diminuite in modo clamoroso. Non c'è voglia di part time, è una necessità per le aziende».

 

 

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