Per oltre il 60% degli italiani il lavoro non è centrale nella vita
Per il 62,7% degli italiani il lavoro non è centrale nella vita, il 76,2% dei giovani scambierebbe solo a caro prezzo un’ora di tempo libero con un’ora di lavoro, per l’80% degli occupati nel passato si è chiesto troppo a chi lavora, ora è giusto pensare di più a sé stessi.
Non è il frutto di una riunione di «bamboccioni anonimi», ma il risultato di un’indagine Censis sulla psicologia del lavoro in Italia, i cui risultati confermano la tendenza globale che vede una reinterpretazione del lavoro stesso. Perché è vero, non ci sono mai stati tanti occupati come in questo periodo (il volume degli occupati da luglio 2020 a novembre 2023 è passato da poco più di 22 milioni a oltre 23 milioni e 700mila, raggiungendo il livello più alto mai registrato in Italia) ma nel Paese regna l’insoddisfazione per la qualità di una vita troppo legata al lavoro.
Così il Rapporto «Il senso del lavoro nella comunità produttiva e urbana di Bologna», realizzato dal Censis, analizza la percezione del lavoro, a livello nazionale, locale e aziendale. I tre quarti degli italiani (il 76,1%) condividono l’affermazione secondo la quale in Italia il lavoro c’è, ma si tratta di un lavoro poco qualificato e sottopagato. Il 76,2% dei giovani è convinto che un impegno aggiuntivo di un’ora di lavoro deve avere un compenso tale da giustificare la rinuncia a un’ora di tempo libero e l’80% degli italiani occupati vede nel lavoro un fattore che, soprattutto in passato, ha portato a trascurare gli interessi personali, tanto da porre il proprio benessere in secondo piano (lo pensa anche il 79,8% dei più giovani e l’80,8% nella classe dei 35-64enni).Fra chi è oggi alla ricerca di un nuovo lavoro, il 36,2% indica come motivazione principale quella di ottenere un guadagno più elevato rispetto a quello corrente, mentre il 36,1% afferma che la ricerca di un nuovo lavoro è stimolata dalla necessità di vedere riconosciuto il livello di competenze acquisito insieme a una maggiore prospettiva di carriera.
In numeri, invece, lo scenario è decisamente migliore: tra il terzo trimestre 2022 e il terzo trimestre 2023, l’occupazione in Italia è aumentata di 470mila unità: tutti gli indicatori che riguardano le componenti dell’occupazione mostrano un segno positivo, mentre il solo segno negativo è riconducibile a contratti di lavoro a termine. D’altra parte, però, nel giro di dieci anni la base occupazionale formata da giovani tra i 15 e i 34 anni si è ridotta di circa 360mila unità, mentre i lavoratori con almeno 50 anni di età sono aumentati di 2,7 milioni.
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