Parlamento europeo, il progetto guarda oltre guerra e pandemia
Sgombriamo il campo da ogni dubbio: Brescia in Europa c’è. E la presenza del nostro tessuto produttivo si esplica anche attraverso il rapporto dialettico e costante con i rappresentanti politici che siedono al Parlamento europeo. Attualmente sono solamente due i bresciani a Bruxelles e Strasburgo (i due luoghi dove si riunisce l’Assemblea), Oscar Lancini e Stefania Zambelli, entrambi della Lega e appartenenti al gruppo parlamentare Identità e Democrazia.
«L’Europa può sembrare un posto lontano e difficile da comprendere - afferma Lancini -, ma il nostro lavoro consta proprio in questo: da una parte raccogliere le esigenze del territorio e difenderle in Europa, dall’altra rendere più comprensibile e accessibile le istituzioni cimunitarie».
Conferma arriva anche dall’onorevole Patrizia Toia, eletta tra le fila del Partito democratico e aderente al gruppo Socialisti e Democratici: «Brescia è un territorio, oltre che di agricoltura, anche di produzione, sia tradizionale che molto innovativa, e mi sembra di poter dire che è stato in questi anni abbastanza presente - le sue parole -. Dobbiamo però uscire dalla genericità de "il territorio si deve far sentire" e il parlamentare deve ascoltare, per entrare ogni volta nella specificità di ogni singolo argomento».
I temi
Pare scontato sottolineare come le partite sul tavolo europeo siano le più diverse, dall’industria alla salute, dall’ambiente al tema immigrazione, «questioni che devono essere affrontate in modo coeso dai rappresentanti italiani - chiosa Zambelli -, sebbene alcuni componenti di altri partiti nazionali attuino il cosiddetto "cordone sanitario" nei confronti delle realtà non facenti parte della maggioranza. Questo non dovrebbe avvenire su temi che non hanno colore politico».
Luigi Morgano, europarlamentare nella precedente legislatura, va però oltre e sottolinea «la necessità in Europa di andare oltre anche agli interessi dei singoli Stati membri, un atteggiamento che fa muovere in ordine sparso le nazioni su temi di primaria importanza quali la difesa o la politica estera».
In questo panorama si inserisce anche quella che Morgano definisce «l’anomalia europea cioè il ruolo limitato del Parlamento nel processo decisionale». Il ruolo di colegislatore si attua infatti semplicemente attraverso pareri ed emendamenti «ed è per questo che il Parlamento, come più volte espresso in passato dall’ex presidente David Sassoli, dovrebbe avere maggiore centralità. Di pari passo urge una semplificazione del processo decisionale».
Quale impatto?
Ma parlando in questi giorni dell’Assemblea europea c’è anche un’altra grande questione che entra in gioco, l’elefante nella stanza del Qatargate. «Purtroppo questo scandalo ha influito ed influirà molto negativamente sulla percezione dell’Europa - spiega Toia -. Chi compie reato asservendo le istituzioni ad obiettivi illeciti infligge una grande ferita alla credibilità delle istituzioni stesse, una ferita all’Europa e alla sua democrazia». E aggiunge: «Se un Paese come l’Italia, un Paese fondatore che vive di Europa e della sua economia e sta immerso nella vita europea, per la delusione e per la cattiva percezione si allontana da questa realtà, veramente si fa del male, si isola, si indebolisce, diventa marginale e perde opportunità».
Lancini rimarca invece «il rischio di far passare l’idea di un Parlamento debole e incapace di resistere alle pressioni corruttive dei Paesi terzi. Dall’altra il pericolo da italiani è di darci la zappa sui piedi, alimentando luoghi comuni vecchi e duri a morire».
Al voto
E nel 2024 ci saranno le elezioni europee, che dopo una legislatura dove pandemia e guerra in Ucraina hanno spinto a rivedere le priorità, si ammantano di un’importanza quasi capitale. «La prima è quella climatica e ambientale, la seconda è produttiva - afferma Lancini -, e la terza è prettamente politica, per fare sempre più dell’Europa la garante mondiale di stabilità e pace».
Patrizia Toia pone poi l’accento sulla governance economica europea: «Dobbiamo aver un patto non solo per la stabilità ma anche per la crescita e lo sviluppo, quindi un patto che comporti delle politiche espansive, come è stato fatto con il Next Generation EU che rappresenta una stagione di grande impegno Europea». Anche in tema di welfare la prossima legislatura sarà fondamentale, «penso per esempio alla Carta europea della disabilità, che ha visto la luce in Italia ma ancora lontana dall’essere adottata in molti altri Paesi».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato