Economia

Operai, infermieri, cuochi: Brescia ha il record di occupati stranieri

Secondo l’Istat sono quasi 64mila, svolgono mansioni poco qualificate ma sempre più indispensabili
I lavoratori stranieri nel Bresciano sono quasi 64 mila - © www.giornaledibrescia.it
I lavoratori stranieri nel Bresciano sono quasi 64 mila - © www.giornaledibrescia.it
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Immaginiamo che, un giorno, tutte le lavoratrici e i lavoratori stranieri all’improvviso scompaiono e nessuno si presenta al posto di lavoro. Una finzione proposta qualche anno fa, nel film di Francesco Patierno «Cose dell’altro mondo». Nel Bresciano scomparirebbero qualcosa come 64 mila lavoratori (regolari) e quasi 14 mila imprese.

Scompaiono colf, babysitter, muratori, braccianti, operai, infermieri, cuochi, commercianti e imprenditori. Tremano le casse dell’Inps. Le nostre città e le nostre vite sono in tilt. Nel Paese dei porti chiusi e del «prima gli italiani», la «fuga» degli immigrati avrebbe ricadute catastrofiche per interi settori della nostra economia. Parliamo per lo più di mansioni prevalentemente non qualificate, è vero, ma fondamentali: addetti alle pulizie, lavoratori edili, braccianti agricoli, addetti alle attività di alloggio e ristorazione e di una parte rilevante del lavoro operaio, come, ad esempio, nel caso delle fonderie.

I numeri

All’inizio del 2022, secondo l’Istat, gli stranieri che vivono in provincia di Brescia sono quasi 154mila e, nell’ultima rilevazione disponibile, che risale al 2019, si contano 63.731 occupati «stranieri». I migranti che lavorano nel bresciano sono tanti e relativamente più presenti rispetto ad altre province, se consideriamo che sono poco più del 3% del totale nazionale, che è nell’ordine dei 2,1 milioni di occupati, mentre la nostra provincia «pesa» per il 2,3% del totale degli occupati nel Belpaese.

L’Italia, che fino agli anni ’70 del Novecento è stata terra di emigrazione, più che di immigrazione, conosce in quegli anni i primi arrivi dall’estero, che quasi scompaiono, tuttavia, di fronte allo spostamento epocale che, dagli anni del boom economico, vede convergere dal Mezzogiorno verso le aree industriali centinaia di migliaia di persone. I migranti, allora, erano i «terroni» e qualche «marocchino», appellativo che accomunava senza troppa distinzione, tutti coloro che venivano «da fuori».

Imprese straniere

Un analisi del Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia evidenzia come le imprese guidate da immigrati, iscritte nel Registro Imprese della Camera di Commercio di Brescia, a fine giugno del 2021, sono 13.979 e contano più di 30.200 addetti. Il fenomeno dell’imprenditoria straniera rappresenta, ormai, una parte strutturalmente significativa del tessuto imprenditoriale bresciano con una quota che si è attestata all’11,8% del totale delle imprese registrate.

È il risultato della continua vitalità imprenditoriale dei cittadini di nazionalità straniera: negli ultimi 5 anni spicca l’andamento positivo delle imprese straniere che sono cresciute del 5,4% contrariamente al totale delle imprese che, invece, sono diminuite dello 0,8%. Certo sono imprese di piccole dimensioni: più di sette imprese di stranieri su dieci operano nella forma più semplice di impresa individuale.

Le attività esercitate sono: i lavori di completamento e finitura edifici, di rivestimento di pavimenti e di muri, di tinteggiatura e posa in opera di vetri e di intonacatura, con 2.396 imprese (pari al 17,1% delle imprese straniere), commercio al dettaglio, 2.323 unità (16,6% del totale) e la ristorazione (1.550 imprese, l’11,1%).

Le competenze

Dall’analisi delle nazionalità emergono alcune specializzazioni settoriali, per cui, rumeni e albanesi, lavorano nelle costruzioni, mentre la maggioranza degli imprenditori marocchini, senegalesi e nigeriani nel commercio ambulante.

La ristorazione è la specializzazione degli egiziani; pakistani e indiani si confermano nelle attività di supporto alle imprese (servizi di fotocopiatura e preparazione di documenti, disbrigo pratiche, ma anche allevamento per i Sick). I cinesi a Brescia si occupano prevalentemente di confezione di articoli di abbigliamento, di commercio al dettaglio e sono attivi nella ristorazione (bar ed esercizi simili) , ma anche parrucchieri e estetisti e i centri per il benessere fisico.

La mappa bresciana

Secondo i dati Istat ogni 100 occupati 11,5 sono «stranieri». La presenza dei lavoratori migranti è diffusa in quasi tutti i Comuni bresciani, con la sola eccezione dei tre piccoli centri di Capovalle, Magasa e Paisco Loveno ma, nel panorama provinciale, in una decina di comuni la quota di occupati stranieri sul totale supera il 15%.

Il Comune di Brescia, con oltre 16 mila occupati stranieri, su poco meno di 85 mila, sfiora il 19%; poco al di sotto del 19,4% di Castelcovati, che vanta la maggiore densità di stranieri sugli occupati. R

ilevante la presenza a Rovato (1.379 stranieroccupati, il 16,6% del totale), Chiari (1.333, 16%), Coccaglio e Urago d’Oglio (14,4%) e Ospitaletto (15,2%). Ma, a testimonianza della pluralità dei lavori degli stranieri quote percentuali elevate si incontrano anche in comuni con diverse vocazioni, come nel caso di Tremosine sul Garda (16,4%), Vobarno (16,1%), Limone sul Garda (15,7%), Darfo Boario Terme e Remedello (15,1%), Prevalle (14,9%), Carpenedolo (14,8%), Sirmione e Montichiari (14%).

Spesso accusati di rubare il lavoro agli italiani, in realtà, gli stranieri fanno, mediamente, lavori meno qualificati e meno retribuiti. E se un giorno, decidessero di tornare a casa?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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