Economia

Oltre 7mila giovani persi in dieci anni: mondo del lavoro sempre più in affanno

Dal 2013 nel Bresciano i cittadini dai 15 ai 34 anni sono diminuiti del 2,7%. Altrove si arriva al 27%
Cala la popolazione tra i 14 e i 25 anni, dunque entreranno meno persone nel mondo del lavoro © www.giornaledibrescia.it
Cala la popolazione tra i 14 e i 25 anni, dunque entreranno meno persone nel mondo del lavoro © www.giornaledibrescia.it
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Il lungo inverno demografico che stiamo attraversando sta spargendo gelo sulle nostre vite. E sul nostro futuro.

La contrazione della fascia di età più produttiva, quella dai 15 ai 34 anni, sta mettendo in grosse difficoltà le aziende italiane costringendo, anche, ad un sostanziale ripensamento del sistema pensionistico.

La denatalità

Nel Bresciano in dieci anni, dal 2013 al 2023, la popolazione giovanile in questa fascia di età è diminuita di 7.123 unità, pari al 2,7%, passando da 269.101 giovani del 2013 agli attuali 261.888 (i dati si riferiscono al primo gennaio scorso). L’analisi, effettuata dall’Ufficio studi della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre, ha preso in considerazione tutte le regioni e le province italiane. Brescia è tra le province in cui il calo dei giovani è più contenuto, a fronte delle prime in classifica. Gli under 34 sono diminuiti soprattutto nel Mezzogiorno: sud Sardegna, Oristano, Isernia e Cosenza sono le province più colpite, con punte del 27% di denatalità nel decennio.

La Lombardia «tiene»

Tra le regioni, la Lombardia è in controtendenza, con una crescita (sempre nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni) di 8.040 giovani, con un aumento dello 0,4% nel decennio. Un segno positivo che la nostra regione condivide con le province autonome di Bolzano e di Trento e con l’Emilia Romagna. Per il resto, solo segni negativi: al primo posto la Sardegna con un meno 19,9%, seguita di stretta misura dalla Calabria, dal Molise, dalla Basilicata e dalla Sicilia.

Chi sta peggio

Se lo sguardo si allarga all’intero Paese, si nota che - come scrivono i ricercatori di Mestre - «negli ultimi dieci anni è sceso di quasi un milione il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Questa contrazione nella fascia di età più produttiva della vita lavorativa sta arrecando grosse difficoltà alle aziende italiane. Molti imprenditori, infatti, faticano ad assumere personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta ad entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo».

Il quadro, già preoccupante, è destinato ad aggravarsi se si considera che nei prossimi cinque anni quasi il 12% dei lavoratori andrà in pensione. Sarà un problema, perché sono sempre meno giovani destinati ad entrare nel mercato del lavoro.

I migranti

Scrive l’Ufficio studi della Cgia: «Alla luce della denatalità in corso nel nostro Paese, appare evidente che nei prossimi 15-20 anni dovremo ricorrere stabilmente anche all’impiego degli immigrati. In che modo? Per legge, a nostro avviso, dovremmo stabilire che il permesso di soggiorno, ad eccezione di chi ha i requisiti per la protezione internazionale e di chi entra in Italia con un contratto di lavoro, andrebbe accordato a chi si rende disponibile a sottoscrivere un patto sociale con il nostro Paese».

Nel solco del «progetto Brescia» di cui il nostro quotidiano si è ampiamente occupato nei giorni scorsi per favorire l’incontro tra i migranti in cerca di occupazione e le imprese bisognose di manodopera.

Proposta partita dalla Prefetta di Brescia Maria Rosaria Laganà e da Confindustria che, già alcuni anni fa, attraverso l’iniziativa «All In», aveva sollevato il tema con il suo vicepresidente Roberto Zini. «Manca manodopera, rischiamo che le imprese vadano in crisi per questo» la voce unanime che si leva dal mondo del lavoro bresciano. 

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