Economia

Nel primo trimestre 2023 fatturato stabile per il 50% delle imprese artigiane

Ma cresce la percentuale di chi dichiara un calo. C'entrano i rincari di tassi e bollette: l'indagine
La sede dell'Associazione Artigiani
La sede dell'Associazione Artigiani
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Nel primo trimestre 2023 le imprese artigiane bresciane tengono, ma le incognite legate ai rincari di tassi e bollette impediscono di dormire sonni davvero tranquilli.

A dirlo è la consueta indagine congiunturale dell’Associazione Artigiani realizzata dal Centro Studi Lino Angelo Poisa, che scatta una fotografia sul benessere delle imprese del comparto analizzando un campione di 1.500 iscritte (sulle 33.222 registrate a fine 2022). Dati alla mano, il report mostra come nel primo semestre 2023 il 50% degli intervistati registri un fatturato stabile e in linea con il secondo semestre 2022, mentre cresce la percentuale di chi dichiara una diminuzione (26%) e solo un’azienda su 4 palesa un aumento (24%).

In particolare, il maggior aumento si rileva nell’editoria (45%) e la maggior diminuzione nel tessile (44%), mentre l’edilizia segnala un calo del fatturato per un’impresa su tre (33%), complice l’innalzamento dei tassi. Una situazione che trova conferma nei dati Crif: nel primo semestre 2023 la richiesta di mutui immobiliari è in calo del 22,4%, mentre i nuovi mutui erogati sono scesi del 21,6%.

Il punto

Resta l’aspettativa per gli investimenti previsti dal Pnrr da parte degli enti pubblici bresciani che potrebbero, se realizzati nei tempi e nelle modalità programmate, fungere da volano.

Continua, anche se più contenuto, l’aumento del costo delle materie prime e dei servizi acquistati dichiarato dal 73% (si protrae senza interruzione dal I semestre 2021), con punte del 100% nel settore elettrico. Anche in questo secondo semestre dell’anno, l’aumento dei costi è stato solo in parte compensato con i prezzi di vendita di prodotti e servizi: solo il 27% del campione ha recuperato, il 70% ha mantenuto, o dovuto mantenere, stabili i prezzi. Per quanto concerne la mano d’opera occupata, è stabile per il 74% delle imprese e in aumento per il 10%, con punte del 30% nel comparto legno e del 20% nell’acconciatura. Nonostante ciò, continua ad essere alta la difficoltà nel reperimento di figure specializzate, con il 40% del campione che dichiara di incontrare problemi (è la percentuale più alta rilevata dal 2016), e punte ancora più alte nell’idraulica (56%) e negli alimentaristi (53%), ma restano introvabili anche attrezzisti, saldatori, elettricisti, operatori di macchine utensili.

Scuola e integrazione

«Se il problema c’era 10 mesi fa non possiamo pensare di risolverlo tutto in un momento, ma ci stiamo lavorando» tira corto il presidente Bortolo Agliardi che conferma la grande fiducia nella scuola e nei percorsi di integrazione con il mondo del lavoro.

Intanto, le previsioni di produzione e fatturato parlano di una diminuzione per il 27% del campione, più di una impresa su 4: le aspettative per il secondo semestre confermano infatti un rallentamento della crescita, con il nodo inflazione tutt’ora critico. In particolare, ci sono timori per la meccanica, legata alla subfornitura dell’automotive per la situazione della Germania. Stabili per l’83% del campione i tempi di pagamento e per il 73% le possibilità di accesso al credito, anche se l’aumento del costo del credito preoccupa non poco.

Anche l’indice di fiducia resta stabile per il 62% del campione, mentre cresce al 28% la percentuale di chi lo vede in calo. «Nel complesso, nonostante le difficoltà dell’edilizia e della meccanica, questo spaccato conferma la resilienza delle imprese artigiane che, anche nei momenti difficili, non mollano mai e tengono la barra dritta sia per quanto attiene il mercato che per quanto riguarda le assunzioni» conclude Agliardi per il quale «salvaguardare il capitale umano resta una priorità assoluta».

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