Nel 2015 fallite 317 società: una frenata dopo anni di crescita
Il dato numerico è 317. Tante sono le aziende arrivate al capolinea nel 2015 e dichiarate fallite dal Tribunale di Brescia.
Un numero che può dire tutto e niente se letto al di fuori di ogni contesto. In realtà, al di là del fatto che 317 aziende che muoiono in un anno sono ancora troppe, va detto che la cifra va letta positivamente dal momento che nel 2015 il dato è finalmente tornato a diminuire, dopo anni di costante drammatica crescita.
Nel 2014 si era raggiunto il massimo storico. Le aziende dichiarate fallite erano state 392, l’anno prima 385 e nel 2012 erano state 344. Si deve arrivare solo al 2011 per trovare un dato in linea con quello dell’anno che si è appena concluso, pari a 316.
La tipologia di aziende arrivate a termine è la più diversa. Dalle società edili, che hanno sofferto molto negli ultimi anni di crisi, a quelle di produzioni collegate a quel settore, dalle ditte di abbigliamento ai ristoranti cinesi e alle pizzerie. Spiccano alcuni nomi, che ci eravamo abituati a collegare a storie di ristrutturazione e di speranza, come Optiverde di Brandico, che avrebbe dovuto assorbire 100 addetti della ex Brandt (ex Ocean) e che invece tragicamente non è mai stata avviata. O Fimet, per la costruzione di grandi opere, la Screen Service che dalla liquidazione è passata al concordato e infine alla dichiarazione di fallimento, lasciando a piedi quei venti lavoratori che speravano di poter ripartire con una new co che aveva presentato un’offerta.
Nel 2015 sono falliti anche il negozio d’abbigliamento di Gussago «Papà Lupin», il ristorante cinese Sushi Wok di via Vallecamonica, la società che gestiva l’autodromo di Castrezzato. E poi ancora la Sanagens, noto marchio calzaturiero, e il Verola Bowling Center srl di Verolanuova e, restando nell’ambito degli svaghi e dei divertimenti, a Iseo il Cinema Teatro Eden di piazza Garibaldi.
Nel frattempo, si registra il primo fallimento del 2016: è quello della Pama Prefabbricati di Rezzato. La società fondata da Gianbattista Pancini non è stata in grado di rispettare gli impegni presi nel 2011 con l’ammissione al concordato. Il curatore della procedura è il professionista Pierluigi Tita.
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