Nei campi italiani mancano all’appello 100mila lavoratori stagionali
Mancano 100.000 lavoratori stagionali. L’allarme arriva dalle maggiori organizzazioni sindacali del mondo agricolo. Secondo il recente Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti la presenza di lavoratori stranieri è diventata strutturale nell’agricoltura italiana dove un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere che rappresentano più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
Rispetto all’anno scorso le quote di lavoratori extracomunitari ammessi per decreto in Italia sono state alzate a 69mila e di questi, la fetta riservata all’agricoltura è di 42mila posti, a fronte dei quali sono però sono pervenute circa 100mila domande.
«Si tratta soprattutto - spiega la Coldiretti - di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese, spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli. Ma con strumenti concordati con i sindacati, occorre consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi».
Il quadro
I lavoratori in agricoltura sono complessivamente circa 1,1 milioni e, percentualmente sono quasi al 50% suddivisi fra Nord e Sud (in questo caso siamo al 53%) ed il 56% ha meno di 45 anni. Per Confagricoltura «la situazione per le imprese agricole è diventata paradossale oltre che insostenibile. Non sono state ancora definite, ad un anno di distanza, le procedure relative al Decreto flussi 2021, che aveva fissato in 42.000 le quote di lavoratori extracomunitari da ammettere in Italia per motivi di lavoro stagionale nel settore agricolo e turistico-alberghiero. Occorre agire subito per rimuovere questo blocco, programmando un nuovo decreto».
Confagricoltura - rimarca che malgrado, in molte province, siano state presentate già dal 1° febbraio 2022 (click day) le richieste dai datori di lavoro, tutto ancora tace e la maggior parte delle domande continua a giacere, inosservata, presso gli uffici competenti.
La procedura
Come se non bastasse, un blocco delle procedure informatiche per aggiornamenti tecnici ha ulteriormente rallentato l’iter proprio nel periodo in cui gli uffici avrebbero dovuto assegnare le quote e autorizzare gli ingressi. Questi intoppi hanno influito anche sul rilascio dei visti da parte delle strutture deputate a concederli a coloro che erano stati già autorizzati ad entrare, creando ulteriori disagi e incertezze sull’effettivo ingresso in Italia e sull’avvio dei rapporti di lavoro.
Sotto la cenere rimane il fuoco polemico anche nella nostra provincia del reddito di cittadinanza che allontana e disincentiva le persone a lavorare anche nel settore agricolo; quindi non solo scarsità di manodopera nei campi ma anche negli impianti di trasformazione. Senza contare che il problema si ripresenterà nella nostra provincia più avanti - cioè fra pochi mesi - quando inizieranno le operazioni della vendemmia.
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