Naspi, strumento che supporta verso una nuova occupazione

In prevalenza uomini, soprattutto tra i 35 e i 49 anni. È questo l’identikit degli italiani che percepiscono la Naspi, la «Nuova assicurazione sociale per l’impiego» quale strumento centrale nel garantire una rete di sicurezza a chi perde il lavoro involontariamente, permettendo una transizione meno dolorosa verso una nuova occupazione. BonusX, startup a vocazione sociale nata per aiutare i propri utenti a muoversi nel non sempre agevole mondo di bonus e agevolazioni, ha tracciato un profilo dei percettori della misura. Ed emerge che la maggior parte di chi usufruisce del sostegno lo fa dopo un contratto di lavoro a tempo determinato, anche se l’incidenza di queste tipologie contrattuali è in diminuzione. Si riscontra invece «una certa crescita tra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato», spiegano da BonusX.
Settori lavorativi
Per quanto riguarda i settori lavorativi, i beneficiari dell’indennità «appartengono principalmente a settori come i servizi e l’industria, con una predominanza tra i lavoratori dipendenti permanenti, mentre gli autonomi e i dipendenti a termine sono in calo». Inoltre la sensibilizzazione online ha svolto un ruolo determinante nella diffusione delle informazioni relative alla Naspi: campagne mirate hanno ampliato la conoscenza della misura tra i cittadini.
Analizzando i dati digitali, emerge come la domanda di informazioni e di richiesta della Naspi è particolarmente alta tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni, con circa il 5% che l’ha richiesta due o più volte nell’arco di un anno. Questi dati suggeriscono che il gruppo più giovane, pur essendo meno stabile sul piano occupazionale, è anche più incline a cercare soluzioni di supporto come la Naspi, soprattutto durante le transizioni tra un lavoro e l’altro.
Online
A livello territoriale, i principali poli di interesse sono città come Milano, Roma, Napoli e Torino, probabilmente per la concentrazione di opportunità lavorative e la presenza di una forza lavoro più diversificata. È proprio in queste aree urbane, dove la disoccupazione e la precarietà lavorativa sono più evidenti che altrove, che la sensibilizzazione online si è rivelata uno strumento efficace per raggiungere i lavoratori più vulnerabili.
Secondo la start up il crescente interesse verso gli strumenti di sostegno al reddito va a sottolineare «l’urgenza di implementare politiche attive che non solo supportino i disoccupati, ma che incentivano anche la stabilità lavorativa», sempre più rara. Per ridurre l’incertezza economica delle fasce più deboli della popolazione, sostiene l’azienda, «è fondamentale un approccio mirato che promuova una maggiore integrazione tra il mercato del lavoro e i sistemi di welfare, incentivando la formazione, la riqualificazione e la transizione verso occupazioni stabili». D’altronde, nonostante gli ultimi dati Istat disponibili sul mercato del lavoro, relativi al mese di febbraio, mostrano qualche segno di miglioramento (il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 5,9%, ai minimi dal 2007), il nostro Paese resta uno degli ultimi in Europa.
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