Economia

Mosconi: «Brescia e Bergamo siano un sistema economico istituzionale»

Angela Dessì
Secondo l’economista Franco Mosconi le due province valgono il 20,6% del Pil lombardo: ora serve un’architettura capace di far sentire le imprese parte di un unico territorio
L'economista Franco Mosconi - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
L'economista Franco Mosconi - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
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Questo matrimonio s’ha da fare. Non ha dubbi Franco Mosconi, professore ordinario di economia industriale all’Università di Parma, che nell’illustrare in assemblea l’analisi realizzata sulla «piattaforma manifatturiera Bergamo e Brescia» in collaborazione con gli Uffici Studi delle territoriali, torna più volte sulla necessità che la piattaforma «venga declinata al singolare», a somiglianza di ciò che è già stato fatto per la Capitale della Cultura. Del resto, proprio da lì è partita l’idea, poi sviluppata nei mesi a seguire con incontri e focus group, ed ora arrivata al suo terzo step, quello di un evento congiunto che sulla forza dell’alleanza ragiona a 360 gradi, puntando su driver come l’innovazione, il capitale umano e gli investimenti.

Lo studio

I numeri messi nero su bianco dallo studio sono tutt’altro che insignificanti. Dati alla mano, esordisce Mosconi, il «peso» del sistema economico di Brescia e Bergamo nello scenario regionale è a dir poco impressionante: insieme, valgono il 20,6% del Pil lombardo ed il 25,4% dell’export regionale, mentre se si guarda al valore aggiunto la quota arriva addirittura al 30,7%, e sale al 31.5% sul fronte dell’occupazione, mentre il «peso» dei 7 distretti industriali localizzati nel bergamasco e nel bresciano sull’export dei 23 distretti lombardi sfiora il 43%.

Mosconi indica in Germania, Francia e Usa i principali mercati di destinazione dell’export della piattaforma (il 37,4% dell’export complessivo del 2023), ma non trascura il fatto che «due su tre di questi fondamentali partner commerciali ora sono investiti da profondi cambiamenti». Il riferimento è in primis ai cugini tedeschi, che da soli convogliano il 18% dell’export e sono il primo partner commerciale della piattaforma anche per importazioni (il 20,7%), e poi agli americani, che invece valgono il 7% dell’export e sulla mappa delle importazioni non figurano.

Incertezze e politiche europee

«Stiamo vivendo una nuova età dell’incertezza, e una parte fondamentale della risposta risiede nel potenziamento delle politiche europee», continua il docente, che evoca un altro elemento. 

Bergamo e Brescia rappresentano due dei principali «territori manifatturieri» d’Europa riuscendo a superare di slancio una doppia asticella, ossia quella di province nelle quali sia l’occupazione sia il valore aggiunto della manifattura sono superiori al 25% del totale e quella di territori che per valore aggiunto del manifatturiero si collocano nella top5 europea.

Un’architettura istituzionale unica

Va da sé che la ricetta per Brescia e Bergamo, secondo l’economista, è quella di spingere l’acceleratore sulla competitività, sugli investimenti in conoscenza, su una policy comune per portare avanti progetti di ricerca e innovazione e sul capitale umano. «È giunto il momento di fornire a questa piattaforma una qualche architettura istituzionale capace di far sentire le imprese parte di un unico territorio», conclude Mosconi per il quale le strade possibili sarebbero due: «Dallo stato dell’arte si seleziona la struttura bergamasca o bresciana giudicata migliore per quello scopo e su quella si investe congiuntamente – dice –. Oppure, se lo stato dell’arte mostra una situazione che non consente questa unione, si decide di creare una nuova struttura. Ma, si badi bene, in luogo delle preesistenti».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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