Economia

La storia della Moka Bialetti, dal brevetto scaduto alle azioni legali

Edoardo Viola
È nata dall’intuizione di Alfonso Bialetti e brevettata nel lontano 1933. L’azienda, che nel tempo ha anche accusato diverse realtà di concorrenza sleale, ha saputo innovare il suo prodotto di punta
La famosa Moka Bialetti - © www.giornaledibrescia.it
La famosa Moka Bialetti - © www.giornaledibrescia.it
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Un’icona del design italiano, un simbolo che rappresenta il rito del caffè in milioni di case in Italia e nel mondo: la Moka Bialetti. Ma dietro la sua inconfondibile forma ottagonale si cela una storia di battaglie legali e di concorrenza agguerrita, soprattutto dopo che il brevetto depositato nel lontano 1933 è decaduto (scade).

Brevetto

Per decenni, il nome Bialetti è stato sinonimo stesso di moka, prodotto nato da un’intuizione geniale di Alfonso Bialetti che industrializzò un modello già esistente, brevettandone la forma e il processo produttivo. Quel brevetto ha garantito all’azienda bresciana, ora acquisita dal fondo di proprietà cinese Nuo Capital, un’esclusiva sul mercato, permettendole di costruire un business solido. Tuttavia, come ogni diritto di proprietà industriale, anche quello sulla moka ha avuto una scadenza, aprendo le porte a una miriade di concorrenti.

Una vecchia Moka Bialetti - Foto www.bialetti.com
Una vecchia Moka Bialetti - Foto www.bialetti.com

In Italia questa tipologia di brevetti ha una durata di vent’anni dalla data di deposito, di conseguenza quello della Bialetti ha perso la sua validità nel 1953. L’azienda nel frattempo si era preoccupata di depositarne un altro nel 1950, quello della Moka Express Bialetti, una versione più all’avanguardia rispetto all’originale del ‘33. Anche questo però ovviamente decaduto da molto tempo.

Azioni legali

Negli anni successivi diverse aziende italiane hanno iniziato a produrre moka dalle forme simili, se non identiche, a quella Bialetti. Una mossa che ha scatenato una serie di azioni legali da parte dell’azienda di Coccaglio, decisa a difendere la sua eredità e a contrastare quella che considerava una concorrenza sleale.

Le aule dei tribunali italiani hanno visto susseguirsi cause intentate da Bialetti contro diverse realtà produttive. L’accusa principale era quella di contraffazione o di concorrenza parassitaria, sfruttando indebitamente la notorietà e il design distintivo dell’oggetto originale. Tuttavia queste azioni legali, come riportato da diverse fonti di settore, si sono spesso concluse con un nulla di fatto per Bialetti.

La ragione principale di queste sconfitte risiede proprio nella scadenza del brevetto. Una volta che un brevetto decade, l’invenzione o il design diventano di pubblico dominio, liberamente utilizzabili da chiunque. La giustizia, pur riconoscendo l’indubbio legame tra la forma dell’oggetto e il marchio Bialetti, ha dovuto constatare la libera riproducibilità di un prodotto non più protetto da esclusiva industriale.

Nuova sfida

Questa situazione ha posto Bialetti di fronte a una nuova sfida: competere in un mercato saturo di imitazioni, con il prezzo come fattore determinante nella scelta del consumatore. L’azienda, pur continuando a puntare sulla qualità dei materiali e sul prestigio del suo marchio storico, ha dovuto confrontarsi con alternative più economiche che sfruttano un design universalmente riconosciuto.

La strategia di Bialetti si è quindi concentrata sull’innovazione, con la presentazione di nuovi modelli di moka, inclusi quelli elettrici e a induzione, e sull’espansione della sua offerta nel mondo del caffè, con capsule, macchine automatiche e una linea di macinato.

Una Moka Bialetti ad induzione - Foto www.bialetti.com
Una Moka Bialetti ad induzione - Foto www.bialetti.com

L’obiettivo è stato differenziarsi dalla concorrenza non solo attraverso la storicità del marchio, ma anche attraverso prodotti che possano integrare tradizione e modernità contemporaneamente. Ed ora, con la cessione del 78,567% delle azioni, inizia un nuovo capitolo della storia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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