Metalmeccanici, stallo sul rinnovo del contratto: scioperi in arrivo
Dopo gli scioperi e le manifestazioni di metà dicembre, sono in arrivo nuove agitazioni per sbloccare il rinnovo del contratto del settore metalmeccanico: il 15 gennaio sarà la giornata di riferimento nazionale, anche se a livello locale gli scioperi potranno essere organizzati in date limitrofe.
Con i sindacati che denunciano un «governo completamente assente» e definiscono la posizione di Federmeccanica come «inaccettabile». Il governo «pensa a farci fare il contratto e poi semplicemente a prendere il 40%» di prelievo fiscale, dice il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.
Il punto
«Anche nella trattativa sul contratto precedente abbiamo chiesto una detassazione per i proventi dell'eventuale rinnovo, ma gli interventi sul Fisco il Governo li fa solo altrove: penso alle partite Iva o altri. Chi gioca in Borsa ha una tassazione inferiore a chi va tutti i giorni in fabbrica», aggiunge il segretario della Fiom-Cgil, Michele De Palma.
La posizione di Federmeccanica-Assistal sul rinnovo del contratto nazionale scaduto da sette mesi «è rigida e inaccettabile – afferma il numero uno della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, a margine di un affollatissimo attivo dei delegati a Milano – e la Lombardia è cruciale perché da sola rappresenta il 40% della struttura industriale italiana».
Qui, dopo la rottura delle trattative di novembre e diverse agitazioni in dicembre, lo sciopero sarà di quattro ore con un presidio di fronte ad Assolombarda che, secondo Uliano, «rappresenta la posizione più rigida e oltranzista».
«Le imprese hanno fatto profitti importanti in questi anni, ma all’80% di questi è andato a premiare i manager e gli azionisti, mentre ai lavoratori non è arrivato nulla» spiega De Palma, con Palombella che aggiunge come la posizione assunta da Federmeccanica-Assistal metta «a rischio le relazioni industriali: presentare una contro-piattaforma, cosa mai vista anche negli anni di più dura contrapposizione, mette in discussione la struttura» finora certa del contratto nazionale.
I delegati ricordano come sia stata «respinta la richiesta di aumento di 280 euro» e non vi siano «aumenti definiti nel contratto nazionale, ma solo legati all’andamento inflattivo».
Secondo i sindacati, non vi sarebbe inoltre «disponibilità a regolare l’utilizzo dei contratti precari attraverso l’intesa nazionale» e a «ridurre l’orario di lavoro e a regolamentare lo smart working».
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