Meta svilupperà in casa i chip per l’intelligenza artificiale

Meta esce dal seminato delle piattaforme social, suo core business, e spinge sull'intelligenza artificiale. Avrebbe deciso, al pari di OpenAI, di sviluppare in casa i propri chip per l'addestramento dei modelli. Una mossa con cui la società di Mark Zuckerberg si renderebbe indipendente da Nvidia, il principale fornitore di chip per l'intelligenza artificiale, attualmente leader nel settore.
La strategia riflette un cambiamento significativo nel settore tecnologico, dove il controllo dell'intera catena di produzione sta diventando un vantaggio competitivo cruciale nella corsa all'IA.
Anche alla luce dell'accelerata data dal lancio di DeepSeek, l'intelligenza artificiale cinese che ha scosso il settore nonostante sia realizzata con costi inferiori e chip più datati.
Secondo quanto riportato da Reuters, Meta ha avviato i test pilota del suo primo semiconduttore prodotto dal colosso taiwanese Tsmc – lo stesso produttore dei chip Apple che di recente ha annunciato un investimento di 100 miliardi negli Stati Uniti – per affrancarsi da Nvidia, attualmente leader nel settore delle unità di elaborazione grafica, le cosiddette gpu, utilizzate per l'addestramento dei modelli di IA generativa.
Investimenti
Durante l'ultimo incontro con gli investitori, Zuckerberg aveva confermato la previsione di spesa, fino a 119 miliardi di dollari entro il 2025, per progetti legati alle infrastrutture di intelligenza artificiale del gruppo. Come scrive la testata, il chip progettato dal gruppo sarebbe un acceleratore IA ottimizzato per il consumo energetico, ossia pensato non solo per migliorare l'addestramento dell'intelligenza artificiale ma anche per consumare meno rispetto ai semiconduttori attuali.
Nuove regole
Frattanto le sfide che pone lo sviluppo dell'intelligenza artificiale nell'audiovisivo sono molteplici e mettere a punto una regolamentazione adeguata è complesso, sia per la velocità dei cambiamenti sul fronte tecnologico, sia per la difficoltà di bilanciare gli interessi in gioco.
L'Europa è intervenuta nel settore, in particolare con il Digital Service Act, ma non tutti gli attori sono soddisfatti per le azioni intraprese e restano aperti molti interrogativi. «Emergono due grandi temi – ha rimarcato il presidente Agcom Giacomo Lasorella – . Il primo è la protezione del copyright. L'IA è uno strumento utile, ma bisogna imparare a usarlo e a regolarlo. L'altro tema è la tutela degli utenti, soprattutto i più deboli».
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