Lavoro, nel 2024 diventati «stabili» 25mila lavoratori

Nell’analisi dei dati dell’Osservatorio Mercato del Lavoro della Provincia di Brescia, che confrontano i dati del 2024 con quelli dell’anno precedente, si ripropongono una serie di regolarità che, ormai, possono essere considerate strutturali nel mercato del lavoro bresciano: la terziarizzazione degli avviamenti, con una netta riduzione nella manifattura; e l’elevato impiego del lavoro a tempo indeterminato e a termine.
L’accesso al mercato del lavoro continua nel segno della precarizzazione poiché, nel complesso, meno di una avviamento al lavoro su cinque, nel 2024, si definisce con contratti di lavoro «permanenti», ossia a tempo indeterminato o in apprendistato, anche se, nel corso dell’anno, si definiscono oltre 25 mila trasformazioni da contratti «flessibili» verso contratti «permanenti».
I numeri
Nel 2024 le pratiche di avviamento al lavoro sono state 218.214, in leggera flessione rispetto al valore registrato nel 2023, con un calo dei 5.518 pratiche, pari al -2,5%. Nel confronto tra le due annualità rimane sostanzialmente invariato sia il numero di cessazioni, 210.516 (-329 rispetto al 2023, -0,19%) sia quello delle proroghe 132.424 (-48, pari al -0,04%.) e nel corso dell’anno si segnala, una modesta riduzione delle trasformazioni dei contratti di lavoro a tempo indeterminato, che sono comunque state 25.507 (-599, -2,3%).
Non si registrano diversità rilevanti nelle dinamiche di genere, poiché la riduzione del numero degli avviamenti interessa in misura maggiore le donne (-3.052, -3,1%) rispetto ai maschi (-2.466, -2%), lasciando elevato il gap di genere che, nel 2024, vede solo il 43,9% delle pratiche riferite a femmine a fronte del 56,1% dei maschi.
La riduzione degli avviamenti al lavoro interessa esclusivamente gli avviamenti di lavoratori di cittadinanza italiana (-5599, -4,1%) e comunitaria (-199, -1,6%) mentre, sia pure di poco, aumentano le pratiche di avviamento di cittadini extracomunitari (+280, +0,4%). Dinamiche che progressivamente modificano la composizione degli avviamenti al lavoro per nazionalità che, nel 2024, vedono gli italiani scendere sotto la soglia del 60% (59,7%) a fronte di un 40,3 di cittadini non italiani, dei quali gli extra comunitari rappresentano il 34,6%, oltre un terzo del totale degli avviamenti al lavoro.
I settori
L’analisi dei dati settoriali evidenzia come la riduzione degli avviamenti al lavoro nel 2024 si concentra soprattutto nell’industria manifatturiera, con un saldo negativo di 5.548 pratiche, pari al -10,8%. Per contro, un incremento modesto, in continuità con quanto accaduto nel 2023, si registra per le attività delle costruzioni (+1.429, +7,7) e dell’agricoltura (+692, +5,5%). Nel complesso delle attività dei servizi alle persone e alle imprese le pratiche di avviamento al lavoro diminuiscono, sia pure di poco (-2.148, pari al -1,5%), come risultante di leggeri incrementi nei «trasporti e magazzinaggio» e nelle attività dell’istruzione, della tenuta del «commercio» (-241 avviamenti, -1,1%) e di un saldo negativo nelle attività dei «servizi alle imprese» (-1.304, -8,3%) e dei servizi di «alloggio e ristorazione» (-814, -2,2%). Giova, tuttavia, considerare che alle attività del terziario, nel 2024, erano riferite 137.241 pratiche, il 62,9% del totale, una quota comunque in aumento rispetto al 2023 (62,3%).
La riduzione del numero delle pratiche di avviamento interessa, in eguale misura, quelle a tempo pieno e quelle definite a tempo parziale, lasciando inalterato il rapporto tra le due modalità che, tra le pratiche definite nel contratto, vede il 61,9% da tempo pieno (135.161) e il 29,6% a tempo parziale (64.564).
Le tipologie contrattuali
Guardando alle tipologie contrattuali la riduzione delle pratiche di avviamento al lavoro, nel confronto tra il 2024 e il 2023, non interessa i contratti a tempo indeterminato e di lavoro intermittente, che aumentano rispettivamente di 2.515 (+2,2%) e 692 (+4,4%), mentre si registra una riduzione sensibile degli avviamenti in somministrazione (-4.240, -12,2%). Diminuiscono, tra le principali tipologie contrattuali, sia gli avviamenti a tempo indeterminato (-3.988, -10,5%) che i contratti di apprendistato (-302, -3,4%).
La modesta riduzione degli avviamenti al lavoro nel confronto fra le due ultime annualità interessa tutte le classi di età, con la sola eccezione dei 60-64enni (+224 avviamenti, +2,8%). Le riduzioni più significative si leggono per la classe di età centrale del mercato del lavoro, dai 35 ai 49 anni (-3.344, -4,8%) ma interessano anche i giovani (15-34 anni), che nel 2024 contano 1.962 avviamenti in meno (-1,8%) e gli over 50 (-212, -0,5%).
Prevedibilmente le trasformazioni verso contratti a tempo indeterminato interessano in maggioranza i giovani (14.140, il 55,6%) ma anche, in misura rilevante, ben il 44,6% dei casi, lavoratori maturi, con nel 16,5% dei casi più di 50 anni. Insomma anche nel 2024, nonostante una leggera flessione delle pratiche di avviamento al lavoro, i numeri bresciani restano importanti se consideriamo che sono state attivate 218 mila pratiche in una provincia che conta 463 mila occupati alle dipendenze. Una grande mobilità del lavoro, in contesto caratterizzato da livelli occupazionali elevati e da una disoccupazione tra le più basse nel quadro regionale, con un tasso di disoccupazione stimato, nel 2024, nell’ordine del 2,8%, a fronte del dato lombardo fissato nel 3,7%, con un indice bresciano praticamente dimezzato rispetto alla media nazionale (6,5%).
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