Meccanotessile, Lonati subisce «un mercato saturo e riflessivo»
I dies fasti delle vivaci trattative e delle ricorrenti strette di mano non sono troppo lontani. Il bilancio 2022 del gruppo Lonati, dopotutto, riportava risultati molto positivi e segnava un nuovo record delle vendite per la società bresciana.
Ciò nonostante, i cattivi sentori anticipati già lo scorso anno dal presidente Ettore Lonati (in concomitanza con la presentazione dei conti 2022) si sono rivelati tali: dal 2023, anche il mercato meccanotessile sta soffrendo una complicata fase congiunturale, che inevitabilmente si riflette sull’attività di uno dei principali attori del comparto a livello globale, qual è appunto la Lonati. «Nel primo trimestre 2023 - aveva ammesso allora l’imprenditore - i ricavi consolidati riportano una flessione del 20%. Un calo da associare alla contrazione del mercato meccanotessile, principale driver economico del gruppo».
Un trend che con il passare dei mesi non è più migliorato, anzi. Il conto economico 2023 della Lonati chiude con un fatturato pari a 242,38 milioni, in decisa frenata rispetto ai 328,35 milioni dell’esercizio precedente (-26,18%).
Il punto
«Siamo convinti - scrive Ettore Lonati nella sua relazione al bilancio - che tale contrazione della domanda meccanotessile sia una diretta conseguenza della saturazione dei mercati di riferimento, che nel biennio precedente hanno registrato picchi di investimenti assai significativi dopo la parentesi Covid-19».
Il bresciano, inoltre, evidenzia, come aveva già fatto lo scorso anno, che alla «fisiologica pausa degli operatori del settore» va sommato «il consueto atteggiamento riflessivo di parte dei mercati che hanno atteso la presentazione delle ultime novità alla maggiore manifestazione fieristica meccanotessile mondiale, la fiera Itma di Milano (8-14 giugno 2023). Kermesse che si tiene con cadenza quadriennale e alla quale il nostro gruppo ha ovviamente partecipato con una serie di nuovi articoli che riteniamo possano interessare i partner commerciali desiderosi di evolvere i propri siti produttivi».
In questo quadro, che vede coinvolte oltre all’omonima Società per azioni anche le controllate Santoni, Dinema, Adb e Fabritex e la partecipata Tecnopea, secondo Ettore Lonati vanno giustamente prese in considerazione anche «le tensioni sociopolitiche e conflitti bellici in Est Europa e Medio Oriente, che non favoriscono le attività economiche» e, per ultima, ma non per importanza, «la crescita del costo del denaro, che fa da ulteriore ostacolo agli investimenti». A tal proposito va specificato che per il gruppo il valore dell’export corrisponde al 59% del fatturato e che le principali aree di destinazione dei suoi prodotti sono Brasile, Cina, Turchia, India, Pakistan e Stati Uniti.
«I primi mesi del 2024 - non nasconde infine il presidente della società - sembrano riproporre lo stesso trend dell’esercizio precedente. Permangono quindi le perplessità sull’andamento dei ricavi nel settore meccanotessile, mentre restano sostanzialmente stabili o in leggera crescita i ricavi connessi agli altri settori di attività». In generale, alla fine del primo trimestre di quest’anno, le vendite consolidate della Lonati segnano un ulteriore calo del 15%.
La solidità
Doverose, a questo punto, due puntualizzazioni sui conti 2023 del gruppo cittadino. Nonostante la sensibile flessione dei ricavi, dall’ultimo bilancio della Lonati emerge ancora un Margine operativo lordo positivo (pari a 29,6 milioni, contro i 49,58 milioni del 2022) e un utile netto di 1,2 milioni, difficilmente comparabile con quello dell’anno precedente (pari a 85,2 milioni) in quanto condizionato dal maxi utile realizzato due anni fa dalla controllata Siderurgica Investimenti (alias Alfa Acciai).
Ettore Lonati non sarà sicuramente soddisfatto delle ultime performance di mercato, tuttavia il suo gruppo gode di un’ottima solidità patrimoniale e finanziaria che consente ai vertici della società di definire la strategia migliore per uscire da questa situazione di impasse. Per capirci meglio: il gruppo Lonati vanta un Patrimonio netto di 632,5 milioni, in leggero calo rispetto a un anno fa ma ancora ampiamente superiore alla somma delle «passività consolidate» (pari a 154,4 milioni) e a quelle «correnti» (158,4 milioni). Tant’è che il Rapporto di indebitamente risulta molto contenuto a 0,5.
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