Economia

Matteo: mai più senza... Google Glass

Sviluppatore bresciano di 30 anni, è tra i pochissimi in Italia ad avere accesso alla «realtà aumentata»
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Per un’ora abbiamo avuto il privilegio di indossare una finestra sul futuro. Abbiamo parlato con uno smartphone grazie ad un paio di occhiali e, per tutta risposta, abbiamo ascoltato musica e trovato il ristorante giapponese più vicino.

Potere dei Google Glass, il progetto di «realtà aumentata» che a Mountain View, in California, stanno perfezionando con l’obiettivo di mettere questi speciali occhiali sul mercato nel 2015. Noi li abbiamo provati grazie a Matteo Valenza, 30enne sviluppatore bresciano impiegato alla Banca di Credito Cooperativo di Brescia che da poco più di un mese a questa parte, da quando è riuscito a mettere le mani sui Glass, non esce più al mattino senza indossarli.

Di fatto sono un accessorio collegato al telefono, uno strumento con cui navigare utilizzando solo la voce e sfiorando una bacchetta. Le lenti non sono necessarie perché l’immagine viene mostrata all’occhio destro grazie ad un piccolo prisma agganciato alla montatura, una sorta di piccolo schermo nell’angolo alto del campo visivo che non intralcia e non distrae in alcun modo ciò che sta oltre, nel mondo «reale».

Con un piccolo cenno della testa i Google Glass si attivano: Matteo ha la versione americana, l’unica attualmente esistente, e così la comunicazione è in inglese. Basta dire «Ok Glass» per attivare tutte le potenzialità di questo strumento. Esempio pratico: siete appena scesi dal treno e dovete raggiungere la sede del nostro giornale? Pronunciata la «formula magica» si può attivare il navigatore dicendo ad alta voce «get direction to via Solferino 22 Brescia». Nel piccolo schermo compare la mappa e l’indicazione della strada da percorrere. Ruotando la testa la cartina si aggiusta da sé, per non perdere la retta via.

E se avessimo voglia di sushi? In questo caso non c’è nemmeno bisogno di chiedere, perché in automatico il locale più vicino alla nostra posizione compare tra le finestre di interfaccia. «Ok Glass, listen to» è invece la frase d’accesso al mondo della musica. Tutta la musica, non solo quella acquistata. Google infatti consente ai Glass di accedere a tutta la sua antologia semplicemente «invocando» artista, album e brano.

Il tutto, lo ricordiamo, senza mai toccare il nostro smartphone (nel caso di Matteo un Nexus 5, il telefonino di Google), nemmeno per rispondere a mail o sms: tutto si fa con la voce.

«Ho la possibilità costante di avere informazioni in tempo reale - spiega Matteo -, anche quelle non richieste, come le previsioni del tempo. L’unico aspetto negativo, almeno per ora, è che capita che le persone con cui parlo mi guardino con aria interrogativa, non capendo a cosa servono questi strani occhiali».

Per avere i Google Glass Matteo ha fatto (quasi) di tutto: ha partecipato a due contest organizzati dalla multinazionale californiana, finché non è stato selezionato tra i vincitori ed ha così avuto la possibilità di acquistarli per 1.600 dollari, tasse comprese, grazie ad un amico che abita in Florida. Per ora si tratta della versione beta, quella che Google deve ancora perfezionare e che mette in vendita su invito affinché gli «explorer» possano testarli: nel mondo sono 3mila i fortunati possessori, quelli italiani si contano sulle dita di due mani. Un perfezionamento a cui nel quartier generale di Mountain View si lavora grazie ai commenti degli utenti e i loro giudizi. Community ribattezzate Soge (Society of glass explorer): Matteo ha fondato la «sezione» italiana (https://plus.google.com/u/0/communities/107212328923529072633), a cui possono scrivere anche i curiosi che non riescono ad immaginare le potenzialità di questi Glass.

Ah, per scattare una foto è sufficiente strizzare l’occhio.

Giovanna Zenti

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