Matrimonio d'acciaio per l'ex laminatoio Lucchini
Venti milioni di euro per far rinascere il laminatoio ex-Lucchini di Lecco, in amministrazione straordinaria dallo scorso settembre. L'operazione è stata presentata dal presidente di Feralpi e di Caleotto Giuseppe Pasini e da Antonio Gozzi, amministratore delegato di Duferco e presidente di Federacciai (Confindustria).
Si tratta di una fabbrica che viene da lontano, fondata nel 1896 nel quartiere Caleotto, tra monti e lago, dove Alessandro Manzoni trascorse gran parte della sua infanzia. Il preliminare dell'operazione è stato sottoscritto dalla newco Caleotto (50% Duferco e 50% Feralpi) lo scorso 18 marzo, ma il via libera dell'antitrust Ue è atteso a giorni e le prime lavorazioni potranno uscire dalla fabbrica a metà maggio.
L'obiettivo dei nuovi azionisti, che forniranno la materia prima proveniente dai forni Duferco di San Zeno e Feralpi di Calvisano, è produrre 70mila tonnellate a fine anno, 180mila a fine 2016 e 300mila nel 2019, pari al 10% del mercato italiano.
«L'acquisizione dello storico laminatoio di Lecco - spiega Pasini - ci consente di diversificare ulteriormente la nostra produzione, investendo in un territorio dove non eravamo presenti, a meno quaranta chilometri dai nostri clienti».
Secondo Gozzi, la ripresa della produzione dell'impianto, fino a ieri in amministrazione straordinaria, «rappresenta un segnale positivo per l'industria nazionale, con investimenti previsti di cinque milioni di euro in cinque anni e il completo reinserimento dei 74 dipendenti della ex Lucchini, che da settembre erano in cassa integrazione». Per entrambi i gruppi siderurgici poi Caleotto è l'opportunità per «completare la gamma verso i semilavorati di qualità, arginando l'attuale crisi del settore dell'edilizia».
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