Materie prime e trasporti, i prezzi fanno temere l'inflazione
Gli effetti dell'economia industriale in forte ripresa post-pandemica si fanno sentire: nelle borse iniziano le rotazioni e le ricomposizioni di portafoglio, mentre i prezzi delle materie prime continuano a salire innescando nel mondo timori di fiammate inflattive.
Grazie alla rimonta dei primi cinque mesi dell’anno (+13,2%), Piazza Affari valica i livelli pre-pandemia in scia al buon esito medio delle piazze europee (Eurostoxx +14%) beneficiate dai comparti più connessi al ciclo economico in oggettivo risveglio: energia, industria, beni e servizi legati alle imprese. Una tendenza che potrebbe consolidarsi ulteriormente grazie all’implementazione del Recovery Plan, portatore di riforme strutturali e di una domanda aggregata più sostenibile. E mentre a Wall Street persiste l’eccitazione suscitata dal colossale piano di sviluppo promosso da Joe Biden (Dow-Jones +12,8%), nel nostro Paese si dissolve, quantomeno per il momento, la tradizionale correlazione inversa tra la dinamica dello spread Btp-Bund e l’andamento del comparto bancario che pesa in modo decisivo nel paniere borsistico: l’indice si muove infatti al rialzo malgrado l’aumento dello spread, che dovrebbe appunto penalizzare le banche esposte sui bond governativi nazionali. Possibili flessioni dei mercati azionari potrebbero sopraggiungere dall’avversione al rischio legata ad un aumento incontrollato dell’inflazione stimolato dall’espansione in corso.
Valute. Nel 2021 il cambio euro/dollaro oscilla tra i massimi di gennaio e i minimi di aprile, riflettendo così la ricerca di un riposizionamento equilibrato in questa fase intercorrente tra la fine della crisi sanitaria e il rilancio economico.
Materie prime. Pur in rallentamento, non si arresta l’ascesa dei prezzi delle materie prime - dal petrolio ai polimeri, dall’acciaio ai metalli non ferrosi, dagli agro-industriali agli alimentari - spinti al rialzo dalla domanda pressante generata dalla crescita mondiale a fronte di un’offerta che resta contratta. Il surriscaldamento delle quotazioni e il conseguente nervosismo inflazionistico, sui quali incidono anche i forti aumenti dei costi di trasporto (si veda il grafico qui accanto), cominciano ad attirare attenzioni politiche: non è un caso che il Consiglio di Stato cinese si sia dichiarato pronto a rafforzare misure utili a stabilizzare i mercati delle commodity. La penuria di materie prime non riguarda solo i materiali basilari, ma anche componenti essenziali come per esempio i microchip. Iniziata nell’industria automobilistica, la carenza di microchip utilizzati per le funzionalità tecnologiche delle vetture, si è diffusa anche ad altri settori produttivi che fanno largo utilizzo di processori (smartphone, computer, ecc.), provocando gap tali da frenare la ripresa di importanti filiere manifatturiere.
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