Manca il fieno, scarseggia il mais: agricoltori montani in allarme
Anche in montagna i conti dell’agricoltura non tornano. Le problematiche riscontrate in pianura, quando si sale d’altitudine aumentano di pari passo: c’è scoramento e regna l’incertezza sul futuro. Anche perché nella nostra provincia più del 40% del territorio è rappresentato da montagna e collina. E fare agricoltura in montagna, è risaputo, è più impegnativo che in pianura.
Materie prime
«Dopo il covid, la guerra in Ucraina e l’aumento del costo delle materie prime - commenta Simone Scalvinoni della Società Agricola Scalvinoni di Berzo Inferiore - la situazione sembra non migliorare mai, credo nel mio lavoro ma è complicato andare avanti. I prezzi aumentati a dismisura, uniti alla siccità mi costringeranno a diminuire il numero dei miei animali per l’inverno (attualmente 200), nel secondo taglio di fieno abbiamo avuto un raccolto diminuito del 50%, non credo riusciremo a farne un terzo. Il fieno non si trova - conclude Simone Scalvinoni - ciò che riusciamo a reperire è comunque insostenibile per il prezzo del trasporto».
Così come in Valcamonica anche a Sulzano la situazione è la medesima, per l’Azienda Agricola Borghesi è difficile guardare al futuro dopo un’annata con un guadagno inferiore allo zero. «La produzione continua a calare in un mondo dove i costi invece aumentano a dismisura - afferma Daniele Borghesi - con il mais raccolto al 50% ci dovremo affidare a consorzi, ma se i costi non diminuiscono sarà difficile pensare al domani».
Per Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia: «in Vallecamonica, dopo un primo taglio di fieno andato piuttosto bene, il secondo si è rivelato un disastro: la perdita stimata è del 50%, con gravi conseguenze su molti altri fronti. Il settore fatica, infatti, a soddisfare le necessità degli allevamenti, che sono costretti a comprare esternamente le materie prime per poter sfamare i capi, con un considerevole aggravio economico, visti i prezzi elevatissimi, oltre alle complicazioni gestionali». Senza contare che produzioni d’eccellenza come il Silter prevedono, nel disciplinare, che almeno il 50% del foraggio debba provenire dalla zona di produzione.
Le altre valli
Situazione simile anche nelle altre valli bresciane che contano una perdita di un terzo del primo taglio e una qualità bassissima del secondo. Località che, generalmente, dispongono di riserve d’acqua in esubero e che invece oggi sono a secco. Criticità si sono riscontrate anche nelle malghe: le condizioni climatiche proibitive stanno portando gli allevatori ad anticipare la transumanza, tornando in pianura molto prima del tempo, a causa della scarsità d’acqua e di erba.
Di conseguenza, viene perso anche l’affitto già versato. Le alte temperature che si verificano anche nelle ore serali rappresentano inoltre un danno per il benessere degli animali, con l’inevitabile diminuzione delle produzioni. L’agricoltura è una attività essenziale per la montagna sia per la cura del territorio che come presidio sociale contro lo spopolamento. Per questo andrebbe chiesto alle istituzioni di aiutare i produttori anche nella valorizzazione delle eccellenze agroalimentari d’alta quota. Sotto il profilo turistico è necessario raccontare storia, manualità, sostenibilità ambientale e qualità dei prodotti agricoli.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato