Mais, nella Bassa isole d’innovazione per salvare le dop del made in Italy
Lo scorso anno la produzione di mais italiano è tornata indietro di mezzo secolo, a meno di 5 milioni di tonnellate. Mentre le superfici hanno toccato il minimo storico di 550.000 ettari. Contrazione dovuta non solo ai cambiamenti nella Pac, ma anche alla scarsa redditività, con rese in calo del 20% penalizzate dalla siccità.
Per la principale provincia agricola d’Italia il mais da granella resta la benzina per continuare a far girare a mille i motori dei settori della zootecnia, della suinicoltura (1,3 milioni di suini) e del latte (12% della produzione nazionale). Ecco perchè assume una rilevanza strategica il progetto «Mais Domani», promosso dalla rivista L’Informatore Agrario, in collaborazione con Condifesa Lombardia Nord-Est e il Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari (Disafa) dell’Università di Torino. L’obiettivo è offrire agli agricoltori un ventaglio completo di soluzioni per tornare a coltivare il mais negli areali storicamente vocati a questa coltura.
La giornata in campo
Mercoledì prossimo, 7 giugno (dalle 9.30), sull’appezzamento di circa 7 ettari nell’azienda di Angelo Visini, a Comezzano Cizzago, sarà possibile scoprire le novità e gli sviluppi sulla coltivazione del mais. Genetica e biostimolanti, diserbo, efficienza irrigua e sostenibilità sono le parcelle dove è diviso il terreno: le isole dell’innovazione. «Abbiamo identificato quattro "Isole" - spiega Amedeo Reyneri, docente dell’Università di Torino e responsabile scientifico del progetto –: 4 sistemi di parcelle dedicati a ognuna di queste isole è stata suddivisa in tesi sperimentali dove vengono testate e monitorate strategie agronomiche più innovative in ogni fase della coltivazione del mais, dalle lavorazioni del suolo in pre-semina alla raccolta». Le migliori tecnologie disponibili per produrre granella di mais in modo sostenibile a livello ambientale ed economico.
Condifesa
Per Giacomo Lussignoli, presidente del Condifesa Lombardia Nord Est, «questa contrazione si riflette in un aumento dell’import di granella di mais necessario ad alimentare la nostra zootecnia, caratterizzata da una particolare vocazione alla trasformazione della materia prima in prodotti Dop, eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy che tutto il mondo ci invidia: si tratta di acquisti dall’estero nell’ordine delle 7,5 milioni di tonnellate, con un esborso superiore ai 2 miliardi di euro - aggiunge -. Una spesa che, unita a quella per soia e derivati, annulla l’87% delle entrate costituite dall’export di prodotti tipici».
Durante la giornata in campo sarà possibile valutare gli effetti dei biostimolanti e dei fertilizzanti starter sugli ibridi di ultima generazione, delle strategie sostenibili per il diserbo chimico e meccanico di precisione, dell’irrigazione e fertirrigazione con manichetta rispetto a quella con rotolone. Inoltre, sarà possibile confrontare lo sviluppo del mais coltivato con la strategia a bassi input «Farm to Fork» con altre, altrettanto sostenibili, ad alto contenuto di innovazione agronomica.
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