Made in Steel passa da Brescia a Milano
Produzione interna -5,3%, consumo -23,6%, Europa -4,7% produzione, -9,6 consumi, mentre a livello globale nel 2013 ci sarà da fare i conti con una sovraproduzione di 500 milioni di tonnellate.
Sono questi i numeri del settore dell’acciaio, elaborati da Siderweb su dati Istat e Federacciai, presentati a Milano nel corso della conferenza stampa di Made in Steel 2013, quinta edizione della principale manifestazione italiana dedicata alla filiera dell’acciaio (Fiera Milano da mercoledì 3 a venerdì 5 aprile) che si sposta da Brescia a Milano per incrementare l’internazionalizzazione di un settore che sempre più, per fronteggiare la recessione, dovrà essere riorganizzato con politiche almeno europee se non mondiali.
«Nei momenti di maggiore difficoltà - ha detto Maurizio Faroni, direttore generale del Banco Popolare, spiegando la decisione di sponsorizzare Made in Steel - è fondamentale riandare alle nostre radici di secondo Paese manifatturiero d’Europa e a un sistema che va comunque ripensato nel contesto internazionale. Le banche devono fare il mestiere di selezione del credito, ma anche quello di accompagnare l’economia reale».
«Made in Steel è cresciuta a Brescia ed ha fatto ora la scelta coraggiosa di approdare a Fiera Milano, la più grande del mondo - ha affermato Enrico Pazzali, Ad di Fiera Milano - per diventare sempre più internazionale». «D’altra parte - ha aggiunto - agli imprenditori in questo momento resta solo il loro coraggio. Ma noi non dobbiamo rassegnarci a una "decrescita felice". Abbiamo bisogno di avere al nostro fianco la politica, di un governo forte per uscire da una crisi devastante per il sistema economico, ma anche per il sistema sociale».
Il tema portante di Made in Steel, che si propone come l’unico appuntamento internazionale dedicato alla filiera dell’acciaio, sarà Work and Life, «un argomento - ha spiegato l’ad della manifestazione Emanuele Morandi - che coniuga lavoro e vita. Senza acciaio, senza manifattura, senza economia reale non ci può essere futuro per un Paese come il nostro». «Ma l’Europa non tornerà mai più ai volumi produttivi di acciaio precrisi - ha affermato Gianfranco Tosini, responsabile dell’ufficio studi di Siderweb -. L’Italia più degli altri deve superare un gap tecnologico, ambientale (l’esempio dell’Ilva è emblematico), dell’eccesso di offerta che fa calare i profitti».
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