Lumezzane, la lotta al Covid si può fare anche con droni e robot
L’intelligenza artificiale al servizio dell’uomo grazie a droni che volano in totale autonomia e piccoli robot da terra. In estrema sintesi è ciò che fanno alla Rps Aerospace di Lumezzane (la base operativa è a Gerenzano, nel Varesotto), realtà dotata anche di un’ampia superficie verde (circa 10 mila mq) per poter testare i suoi prodotti tecnologicamente avanzati.
A guidarla, dal 2016, due giovani menti: Nausicaa Asia Vezzoli, 32 anni, che si occupa della gestione finanziaria e strategica e Giacomo Lunerti, 34 anni, che si occupa di tutto il know-how, partendo cioè dall’idea sino alla messa in opera, di una filiera che controlla totalmente ogni singola operazione.
Pur essendo operativi da più di cinque anni con una forza lavoro di sette ingegneri e un fatturato (2020) di 500mila euro, la vera svolta per Rps Aerospace è arrivata con la pandemia, nel corso della quale essendo venuta a mancare una grossa commessa di infrastrutture in Florida, Vezzoli e Lunerti si sono «reinventati».
La storia
«Avevamo un robot - dichiara Giacomo Lunerti - e avevamo la capacità di fare oggetti cobot, in grado cioè di collaborare con gli esseri umani, che abbiamo dotato di una strumentazione molto avanzata in grado di rilevare i parametri vitali delle persone». In sostanza, in appoggio al robot, i droni sono in grado di monitorare il flusso delle persone nelle aree pubbliche, per prevenire pericolosi assembramenti. Contestualmente entra poi in scena da terra il «rover», che grazie all’intelligenza artificiale, rileva parametri e dati vitali (ad esempio l’ossigenazione del sangue, la frequenza cardiaca e la temperatura corporea), individuando la sintomatologia in un attimo e quindi permettendo un rapido isolamento del potenziale individuo «contagiato».
Il servizio offerto dalla Rps Aerospace non è finito qui: a quel punto dati e immagini sono inviati grazie al supporto di satelliti a un computer, che, a sua volta, mappa lo stato di salute di grandi flussi di popolazione. Sempre nel medicale, Rps Aerospace fornisce anche infrastrutture per il trasporto a temperatura controllata (da -80 a +20C°) di emoderivati, come pure di delicate terapie genetiche, come ad esempio le cellule staminali che debbono essere prelevate, elaborate e ritrasportate in tempi brevi, impraticabili per un’ambulanza su gomma.
Le caratteristiche
Questo drone ha un’autonomia di settanta chilometri, dopo di che è in grado di sostituire in autonomia le proprie batterie. Ma anche più semplicemente la movimentazione di campioni all’interno di grandi poli ospedalieri. Il progetto che si chiama «Fly n’Ice», era stato presentato al «The World of Stem Cells 2019» a Miami, ottenendo il riconoscimento di Easa come il più avanzato progetto di volo autonomo su lunghe tratte.
I progetti legati al Covid-19 e alla telemedicina sono stati sperimentati ed ora in attesa di commercializzazione, ma è già fortissimo l’interesse di player a livello nazionale e internazionale, fra cui una multinazionale farmaceutica fra le più grandi al mondo. Più o meno però le stesse tecnologie sono già ampiamente consolidate nel settore della ricerca e soccorso, con una collaborazione con i Vigili del Fuoco italiani. Inoltre nel biennio 2018-2019 Rps Aerospace ha guidato lo sviluppo di un progetto commissionato dall’Agenzia spaziale Europea, per l’integrazione di droni e satelliti in risposta ad emergenze radiologiche ed attacchi terroristici.
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