Lucchini: filiale in Sudafrica e poi in altri quattro Paesi
Avere radici significa sentirsi parte di una storia che trae la sua forza dai saperi del passato. Quando si alzano le sbarre d’ingresso della Lucchini Rs di Lovere percepisci fino in fondo il valore di una azienda che trascende volti e persone; che è nata 150 anni fa in Valcamonica per poi trasferirsi nei primi del Novecento a Lovere, «per toccare le acque» del Lago d’Iseo.
«Nel 2007 quando la Sidermeccanica venne riacquistata dai russi della Severstal, sapevamo già cosa sarebbe potuta diventare oggi - spiega il presidente Giuseppe Lucchini -. Per loro era troppo piccola e complicata da gestire. In otto anni abbiamo investito quasi 230 milioni di euro, dai 20 ai 40 milioni l’anno. La prima ruota venne costruita a Lovere nel 1908, oggi le vendiamo ai cinesi e a tutti i Paesi dove ci sono convogli che viaggiano sui binari dell’alta velocità».
È questa capacità di anticipare il futuro a dare continuità alla storia?
«Quando si è a capo di un’azienda non si può navigare a vista; l’imprenditore deve avere ben chiara la direzione da prendere; deve sapere oggi cosa sarà tra 5, 7 anni».
Come sarà la Lucchini Rs tra cinque, sette anni?
«Nel 2007 avevamo capito che si doveva puntare sulla specializzazione e sulla qualità; abbiamo investito in un nuovo laminatoio e cercato nuovi mercati. Ora dobbiamo continuare su questa strada: se prima competitività ed eccellenza erano importanti ora diventano fondamentali».
In questo settore non si scherza, nessuno risparmia sulla qualità, perché un minimo difetto a una ruota o a un assile può provocare un disastro. È questa la vostra forza?
«A Lovere c’è l’intero ciclo integrato, praticamente la ruota viene fatta in casa al 100 per cento. Si parte dalla pulizia del rottame, che poi viene fuso e trasformato in acciaio, per poi essere forgiato e lavorato a misura del cliente; ci sono i trattamenti di tempra e rinvenimento. È il processo produttivo che fa la differenza. Mantenere al nostro interno tutte le fasi della produzione è stato il nostro punto di forza. È così che siamo assolutamente competitivi, i migliori».
Ma la differenza l’ha fatta anche la creazione di poli produttivi e di assistenza, localizzati all’estero?
«Abbiamo capito che la qualità da sola non bastava, ci voleva il servizio, ovvero la capacità di rispondere velocemente alle esigenze dei clienti. Questa la ragione che ha portato il nostro gruppo alla creazione di 8 filiali produttive estere».
Grezzi forgiati di ruote e assili vengono realizzati a Lovere. Piccole lavorazioni meccaniche e il montaggio nelle filiali estere. È questo lo schema?
«Abbiamo stabilimenti produttivi a Manchester, in Polonia, in Austria, in Svezia, in Belgio, in Cina. L’ultima nata, nei mesi scorsi, è la filiale in Sudafrica, a Johannesburg. Tra poco diventerà produttiva, lavorazioni meccaniche per il mercato locale, l’investimento è di circa 5, 6 milioni».
Perchè il Sudafrica?
«Vede, oggi la Cina è il primo mercato al mondo per l’alta velocità. E le vendite in quest’area rappresentano il 20% del nostro fatturato, ma quanto durerà? Dobbiamo pensare al futuro, crediamo che l’Africa possa rappresentare una nuova frontiera. E intanto studiamo l’India, dove opera già una commerciale, ed altri tre quattro mercati».
Come sono andati i conti del 2015?
«Non sarebbe corretto anticipare i dati prima dell’approvazione da parte del Cda. Posso anticipare che il 2015 è andato bene. Il fatturato consolidato supererà i 400 milioni; il risultato leggermente superiore a quello dello scorso anno, che era stato di circa 16 milioni».
Cambierà la composizione del fatturato dopo l’ingresso nel gruppo di Lucchini Mamè Forge di Cividate?
«Oggi il 70% dei ricavi del gruppo arrivano dal ferroviario; il 30% è realizzato grazie ai pezzi forgiati e fucinati. Siamo l’unico gruppo in Italia a produrre pezzi fusi che possono superare le 80 tonnellate. L’investimento di Cividate ha l’obiettivo di potenziare quest’area di business con nuove gamme di prodotti per i settori energia, oil&gas, petrolchimico».
Cosa la rende più orgoglioso pensando alla Lucchini Rs?
I risultati economici sono certamente importanti, ma la cosa che mi rende orgoglioso è sapere che questa azienda sarà in buone mani in futuro. C’è la nuova generazione, rappresentata da mio figlio Luigi, i miei nipoti Augusto Mensi (amministratore delegato) e Carlo Bajetti che hanno mostrato di essere in grado di fare andare avanti la complessa macchina organizzativa».
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